lunedì 31 dicembre 2018

ANIMALETTI



ANIMALETTI

è da qualche anno che voglio fare uno spettacolo con le nostre figlie spirituali,
come metto in equilibrio uno sopra all'altro gli animaletti di plastica così loro devono recitare e a volte cadere come essi.
L' ho visito sperimentare per la prima volta con i ragazzi che mi sono stati consegnati un mattino da Silvia Spadoni.
Per magia era venuta la tempesta il giorno prima così che è caduto il tetto nel laboratorio per questi corsi di Officina Adolescenti alla biblioteca Sala Borsa di Bologna, al suo posto ci hanno offerto una vera sala teatrale: la  Enzo Biagi.


Ai ragazzi ho sottoposto di scegliere un animale per ognuno di loro, e anche noi e i tutori del corso,
in cerchio con poca luce ci siamo guardati negli occhi cercando di scorgere l'animale che ci rappresenta, il nome, non sempre condiviso da tutti, veniva appioppato per maggioranza.
Mi ha fatto piacere la loro sincerità, ironia , profondità.
(Solo facendolo mi sono resa conto dell'influenza del  Popolo di Damanhur, nel quale ogni persona si assegna, o gli viene assegnato a seconda, il nome di un animale, poi di un vegetale, poi di un cristallo ed ora di una divinità).




Con i cartoncini e i nastri portati, i colori del posto, hanno disegnato ritagliato e assemblata la maschera dell'animale che gli apparteneva, comodamente nelle specie di celle aperte ai lati della sala.
Molto utili i loro cellulari con i quali hanno cercato foto degli animali per trarne ispirazione,
intensa la concentrazione e la  collaborazione tra di loro.












Era poco il tempo  rimasto per poi recitare l'innalzata e l'eventuale caduta, ma ho avuto soddisfazione nel vedere almeno tre ascese e discese di animaletti uno sull'altro, mi ha colpito la disinvoltura nell'azione, e anche che abbiano tenuto un profilo di accoglienza con chi non se la sentiva di essere o sotto o spora a qualcun altro, ma era felice di partecipare stando di fianco.
Poco giudizio, accettazione della diversità di porsi senza forzare.



























Uno dei ragazzi che prendevo più in giro dall'inizio per il suo nome, mi ha regalata la sua bellissima maschera di Opossum.




Mi chiesero due righe per motivare il nostro insegnamento che rileggendole forse sono meglio dello scritto che ho fatto qui sopra!

Da molto tempo ho in mente uno spettacolo per le nostre figlie spirituali, 
ragazze conosciute in occasioni didattiche divenute molto amiche e chiamate così.
Gia abbiamo lavorato assieme  in alcune occasioni come nella “recita di Natale” avvenuta nel museo Mambo il 21 dicembre del 2016.
Una parte centrale del progetto si basa sull’imitare i miei animaletti di plastica che impilo in equilibrio  uno sopra l’altro e loro qualvolta cadono, quello che mi interessa è proprio la caduta, saper cadere come un oggetto di plastica, il quale perdendo un naturale equilibrio cade, rotola, si stacca dal sostegno.
Alcune delle bambine spirituali sono ballerine professionali ed è con grande curiosità che vorrò provarle a questo difficile esercizio.
Quando ci hanno coinvolti a fare una lezione “artistica” a dei giovani ragazzi, mi è venuto in mente questo progetto, così che l’ho messo alla prova la prima volta con loro.
MI interessava il  rapportarsi fisicamente e la ricerca di una loro identità accettando quella di una animaletto che i compagni “appioppavano”.
Non sempre accettiamo tutte le nostre parti e spesso gli altri vedono quelle che ci nascondiamo, infatti molto spesso l’animale o insetto o altro che ci fa paura o infastidisce è una parte di noi.
Abbiamo avuto la fortuna che a causa di un forte temporale, una bomba di acqua, una parte del tetto della sala dove si tengono di solito questi corsi ha ceduto dandoci l’onore di usare in alternativa la bellissima sala Enzo Biagi della Sala Borsa, così siamo partiti in teatro al primo esperimento!
Silvia Spadoni ci teneva che introducessimo mostrando qualcosa di noi, le piaceva il video da poco terminato, presentato a palazzo re Enzo ad un convegno di psichiatri Lacaniani, questo lavoro, da loro commissionatoci, era una sintesi piuttosto poetica degli undici anni che abbiamo vissuto in fabbriche occupandole e trasformandole in opere.

Nel grande schermo della sala Biagi sono trascorsi con lentezza i 20 minuti del filmato, perché i ragazzi ne erano molto perplessi e forse impreparati, oppure proprio non gli è piaciuto!




Dopo questa prima scottatura, tutto è bene.
Seduti sui tappeti e cuscini che ci hanno procurato, abbiamo studiato quale animale ognuno di noi era, sui cartoncini colorati che abbiamo portato hanno disegnato ognuno la propria maschera rappresentante l’animaletto aggiudicato.
Comodissimi nella sala i tavoli laterali per disegnare, dipingere e ritagliare le forme, avevamo dei nastrini per legare le maschere ai visi.
Purtroppo il tempo era insufficiente per divertirci maggiormente nella rappresentazione, ma è stato abbastanza per capire che ci piace, i ragazzi hanno avuto molta disinvoltura nell’andare uno sopra all’altro, nel cadere, nel comporre le varie agglomerazioni.
Sono stati anche molto bravi a disegnare gli animali, che grazie agli smartphone li hanno presto individuati nella rete per ispirarsi 
Sono grata a questa esperienza, credo che il nostro insegnamento obliquo toccasse molti punti dell’arte come siamo abituati nel nostro lavoro da artisti: il conoscersi, il riconoscersi, la pratica manuale, la performance.
Chiedersi, corrispondersi, praticare, celebrare.



Monica Cuoghi Claudio Corsello.















































































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