martedì 30 ottobre 2018

Centrale. La fotografia di ricerca in Italia.



Centrale. La fotografia di ricerca in Italia.
7 giugno 2018
a cura di Luca Panaro.

Rocca Malatestiana, Fano (PU).

Siamo stati  molto contenti che Luca ci abbia invitato a parteciparvici:
facciamo tante fotografie ed essere coinvolti da persone intensamente dedite ci motiva.

Ci ha chiesto una selezione di 10 fotografie


1990 Caleidoscopio Pussy



 1994 composizione



1995 Anima Vola



1998 Lo Spirito delle Ragazze, Spirito di Natura, doppiaesposizione



 2004 29 Agosto



 2005 Neve Spirale



 2013 Bambine



 2014 Imperatori Custodi



 2015 Recita di Natale



2018
 La fontana di Piazza Trento Trieste nell’iPhone 8 

Volevamo fare incorniciare le 3 foto da lui scelte, ma è arrivato in anticipo a prenderle così che ho trovato delle cornici bellissime nel negozio di antiquariato vicino a casa, una d'argento fa uno strano effetto con la foto all'I Phone 8 che fotografa la fontana ghiacciata di piazza Trento Trieste, molto freddo e caldo nello stesso tempo con tutti i luccichii e il candore bianco, una foto Natalizia.


Le altre due invece sono cornici anni 40 triangolari, molto raffinate, ho tenuto la carta color carta da zucchero sotto le cibachrom, stava benissimo.


Siamo diventati matti a cercare la diapositiva dalla quale è stata stampata la foto ANIMA VOLA, non trovandola abbiamo usato per il catalogo una scannerizzazione della piccola stampa antica.
( dopo la mostra però per caso l'ho trovata, insieme ad altre preziosissime diapositive ).
Queste fotografie stampate dalle diapositive sono chiamate cibachrom, ora non si possono più stampare con lo stesso metodo, è proibito per l'alta tossicità, la loro brillantezza metallica è inscambiabile, così che ora sono preziosi antichi esemplari.

La mostra era installata molto bene, le stanze sotto con i video affascinanti, l'unica cosa che mi sembrava "forzata" era una delle nostre foto messa in basso, del resto noi siamo dei classici e a volte ci piacciono da vecchi le cose messe comode.



























Abbiamo abbracciato l'amico Roberto Maggiori.


lunedì 29 ottobre 2018

Ailanto 3





Ailanto 3
Era il 2017 quando siamo andati a vedere la meravigliosa Villa dei Quintili a Roma,

invitati da Fulvio Kimento a partecipare per concepire Ailanto 3.
Questa volta oltre noi e Dado c'erano  Rusty e Stefano Arienti.
Si perché Fulvio aveva visto il grande Ailanto rosso di Stefano, dipinto su tela cerata, esposto alla galleria d'arte moderna di Modena, ispirazione a coinvolgerlo.
Cercando un titolo Claudio ha pensato ad Ailanto 3, con il cuoricino, accolto con piacere all'unisono., ma non so perché qui non mi è dato di scriverlo,

Due visite per ispirar progetti, una con il curatore Fulvio e gli artisti Dado e Rusty, mentre eravamo a smontare la mostra Rolando al Museo Macro di Roma.
Claudio ed io ci siamo arrivati a piedi dalla via Appia antica,

Molto emozionante camminare su questi millenari "sassi"


Gli altri erano arrivati dall'Appia Nuova, da questa parte tutto era chiuso,
ho chiamato e ci sono venuti a prendere con la macchinina da golf.


Stupefatti.
























L'archeologa ci raccontava il regno termale.




























Mi meravigliavano le costruzioni della manutenzione,

 i dissuasori,

già degli interventi.



La cisterna.








Una finta pietra occultava la centralina elettrica.


Qui c'era qualcosa di vivo, strano che non sono più ritornata.


Ritrovamenti nel sito, esposti nel Lapidarium.

























La seconda volta a dicembre con Fulvio, Stefano Arienti e un suo amico.







 La foto che abbiamo poi scelto per l'invito:
















In questa occasione ho preso un po' della terra rossa per fare delle prove a casa.


Alla fine di maggio siamo ritornati per lavorare.


L'erba era alta.













Una delle prime idee, dopo quella degli specchi già acquistati da un rigattiere e sfruttati anche per la mostra "TUTTI NUDI" a Bologna, è stata di fare delle strutture in ferro ballonzolanti, suonanti con magari degli abiti da logorarsi al vento.


Infatti la primissima immagine che mi è arrivata, solo guardando le foto che ci spedì Fulvio all'inizio,  è stata quella di abiti grondanti di balze e trasparenze, come quelli che uso per le recite con le Bambine Spirituali, appesi molto in alto come dei fantasmi inverosimilmente colorati tra la pietra e il cielo.
Ma non era possibile agganciare alcunché alle alte antiche mure e neanche arrivarci in alto per tirare corde, magari insistendo potevamo anche farcela, ma i progetti si modificavano man mano con il tempo e le proibizioni.
Un'altra idea era quella di fare una recita con le bambine, troppo impegnativo economicamente, magari trovarne del luogo,  di "bambine", a Fulvio piaceva tanto l'idea dell'abbandono poi dei presunti  abiti della recita nel solarium.

Claudio ha pensato di fare ancora i nostri nomi CK8 e Suf! ma questa volta con i tondini di ferro,


già nel passato  usati, nel passato così legato a questa mostra: Traviata nel 1987 sull'isola Boschina nel Po a Ostiglia,  poi Eleonora nelle mure all'aperto del Bastione dei Marmi nel castello di Mantova, due mostre importanti per la loro singolare collocazione insolita in spazi tra natura e antiche realtà umane, con la  partecipazione di giovani artisti che nel futuro avrebbero segnato lo stile italiano.
Tra i quali c'era anche Stefano Arienti!
Infatti l'atmosfera che si è creata ad Ailanto, tra i cieli e i prati e i "ruderi"era molto simile a quelle antiche di Traviata ed Elonora, l'una in un' isola di alberi prati sabbia e casa abbandonata e l'altra a ridosso del muro antico del castello "decorato" da spontanea natura con sapore d'archeologia anch'esso come la villa dei Quintili.
Natura e dissoluzione.
Stefano Arienti a Traviata fece un bellissimo lavoro con piante grasse e festoni colorati.
Io feci delle altalene con le catene arrugginite, in una radura triangolare al centro dell'isola coltivata a pioppi,  intorno ad un cerchio di altissimi alberi più antichi, 8 altalene con ciascuna una doppia cartolina che scendeva dal cielo raffigurante due bambine, era la celebrazione della morte di Eleonora avvenuta durante il suo compleanno, scena ispirata  da spontanea sottile concessione.




Non credo che sia stato un caso che Alessandro Ferri abbia avuto la felice intuizione di fare un'altalena di ferro




fermata nel momento dello slancio, come fermare il tempo per prendere eternamente la corsa, forse il momento più coinvolgente dell'azione di dondolarsi, dove la spinta della partenza che è coraggio fiducia pazienza e vitalità determinerà l'alto fine dello slancio in cielo.






Per Eleonora feci saldare da un anziano fabbro di Mantova due sedie alte 4, 50 metri formate da due perfetti cerchi di ferro arrugginito e alti tondini,


le sedie poste per molto tempo dopo l'esame con Pozzati di pittura nel teatro dell'Accademia di Belle Arti di Bologna furono utilizzate con mio grande dispiacere all'interno di gessi per sostenerli,

anch'esse ballavano gelatinose toccandole, ma erano stabili come il CK8 che abbiamo realizzato per Ailanto.












Quando abbiamo pubblicato il bozzetto di Claudio su Facebook un ragazzo ci prese in giro dicendo che era una foto taroccata con Photoshop, ma certo è un disegno!


La soddisfazione di postare sotto la foto il leggero perfetto squillante vibrante CK8 in ferro.


Questo grazie a Nicola,


che è stato disponibile a venire con noi a Roma ad aiutarci a saldare.

Avevamo saldato un lavoro per una mostra a "casa bianca", ma era impegnativo farlo per un'opera così grande da soli, (Claudio è il provetto saldatore).
 Nicola è stato di una precisione encomiabile, prima di partire per Roma ci ha fatto studiare varie cose sulla saldatura, con video correlati, nella casa laboratorio di Giulia Poppi abbiamo fatto la prima prova.




Nicola era sicuro di poter fare in tempo a fare entrambe le tag tridimensionali, o meglio poi ho pensato di fare la zampa di P. Brain invece di SUF, avevamo fatto dei modellini di ferro sottile saldati con lo stagno, mi sono bruciata molto le dita ma, ci sono riuscita e mi piaceva di più la zampona trasformazione di Pea Brain.



Nelle mani di Nicola che la studia.

Nella cisterna avevano portato tutti i materiali, Fulvio e le sue amiche.















fatta la prima facciata della prima metà, da progetto di costruzione di Nicola, l'abbiamo portata fuori.
(Avevo studiato un metodo diverso, ma ho ceduto alla sua volontà).


 


la prima della seconda parte sembrava il muso di Pea Brain. 




Poi le altre facce dentro.



E portate fuori anch'esse le abbiamo unite con le corde e poi saldate, ci hanno aiutati tutti
per questa complessa operazione.








Dado stava montando la sua Altalena.



Usavo l'ombrello per ripararmi dall'accecante sole appena le nuvole si scostavano.
















































Finita la prima parte 




La seconda.














Siamo riusciti insieme a fare solo CK8  poi Nicola è dovuto partire.



Io e Claudio ci abbiamo provato da soli a fare la zampa,






















 ma essendo troppo lunghi i tondini nel progetto, ( la zampa di tondini molli di 3 metri x 3, il CK8 3 metri x 1,5) ad un certo punto ha cominciato a ballare e tenendola in alto in due sulla scala con anche la saldatrice abbiamo convenuto di lasciarla crollare,  fantasticamente nello scendere si è formato un quadrupede volante, così che abbiamo fatto anche l'opera del progetto iniziale: disegno  astratto suonante, ho attaccato dei campanelli con ferretti come antenne sensitive di questo quadrupede pipistrello spaziale, (similmente un Andoriano della saga di Star Trek),  Stefano, che ha aiutato tutti, l'ha fatto volare con me in vari posti fino a che abbiamo deciso.

Questo sbagliato.
No...


No...








Si!











Stefano ha partecipato anche alla formazione del buco.


La cisterna è un posto molto affascinante, nei giorni che abbiamo lavorato alla Villa è stata la nostra casa, e Dado  ha condiviso il mio sentire che sembrava di essere al Giardino dei Bucintori, la nostra prima casa-fabbrica occupata, c'erano anche odori simili.







scritte sincroniche su du essa





ma a differenza del Giardino dei Bucintori avevamo la corrente elettrica







Oltre che lavorarci,  pranzavamo e ci riposavamo qui



























Stefano raccoglieva le erbe per usarle a casa, camomilla, ortica, borragine.






Pensate che c'era vicino un rubinetto dal quale fuoriusciva l'acqua frizzantina, la stessa poco più in giù la imbottigliano per venderla.



Ma torniamo al buco,
già nella prima visita io e Claudio abbiamo sentito un'energia particolare dove si passava vicino a dove l'acqua un tempo scendeva per riempirla,










Una parte in fondo è stata scavata fino alla base, nel resto c'è ancora un alto strato di terra formatosi nel corso dei secoli, sentivo il bisogno di toglierla, mi sarebbe piaciuto coinvolgere magari studenti e come lavoro fare questo processo di liberazione, gli archeologi hanno detto che era un lavoro molto impegnativo e costoso, che servono fondi per farlo, allora ho pensato di fare un buco alto come noi dove sentivamo l'energia particolare e con la terra fuoriuscita assemblare ispirata una scultura.

Mi è stato negato, ma poi con l'insistenza dolce del nostro Curatore abbiamo ottenuto di fare un buchetto di 50 cm., abbastanza per averne soddisfazione e mistero.



Tolto il ghiaino e il tessuto non tessuto si è presentata la rossa terra argillosa, come quella che avevo preso in un sacchettino nella seconda visita per fare una prova.
 Claudio mi ha fatto molte foto mentre ogni giorno sistemavo il buco, come sempre alla prima viene bene, ma dopo se si supera quell'equilibrio bisogna rifare rifare finché con l'artefatta maniera si imita la primigenia improvvisazione fatata.


Nel buco abbiamo trovato dei reperti: munizioni della guerra, plastica, un marmo antico con scavato uno scalino.








































Nella terra tolta ci ho messo troppa acqua e così invece che una statuina come mi aspettavo con il corpo, è venuta una faccia, che modificavo ogni volta che andavo a trovarla



( la fragola un omaggio di Rusty)




finché è rimasta così con un occhio in fuori e uno scavato,



è incredibile come nei vari passaggi prendeva le espressioni dei sentimenti circostanti !
La prima è stata traumatizzata dalla ruota di un camion.












































































La cisterna è aperta solo per le visite guidate,  il buco e la faccia si spiano dalle grate,
.




Il lavoro degli specchi: Miraggi, è stato concepito subito ma elaborato  pian piano.
Il tempo è stato nostro amico, vento e nuvole mantenevano l'aria fresca così che a lavorare e viaggiare tra i colli era lieve, è anche piovuto ogni tanto, ma poi si asciugava e l'aria profumava leggera, fresca, amica.
Ho fatto delle prove prima, vicino alla cisterna, tra una saldatura e l'altra.
Mi piacevano quelli trasparenti con sotto l'erba, specchi assassini.

















Tra gli specchi c'erano, a proteggerne uno dall'altro, pagine belle di design.











Fulvio ci teneva che un Miraggo fosse davanti a questa suggestiva imponente e misteriosa "cosa"








Fulvio raccoglieva il sambuco e ci faceva il succo la sera per il giorno dopo.




 con gli occhiali da saldatore il mondo cambiava.










Poi con il carrello e la scatola della saldatrice giravo per i prati e i colli con dentro gli specchi, sempre a scendere li ho posizionati in quattro diversi posti.

















Poi mi è stato chiesto di concentrarli perché più visibili e meno pericolosi per le macchinine che giravano.


L'occhio sotto il grande misterioso mastodontico complesso di pietre è venuto da solo utilizzando gli specchi trasparenti, argento e anomali con i fiori, una pazzia che piano piano si è capita, mi è sembrato che avesse corrispondenza con il buco occhio della struttura, è stato fatto proprio per intercessione magica di qualche forza, razionalmente non avrei mai fatto una cosa così.
Ero molto concentrata, in compagnia di Stefano, così che non ho fatto foto, all'inizio erano due miraggi, un occhio







e un'altro disegno nel prato,
poi li ho uniti ingrandendo l'occhio e facendo qualche scambio con l'altro grande miraggio,
questo rappresentava la zona femminile del parco, argento, e l'altro che vedrete poi è il sole, colore oro, ma si sa che come nello ying e nello yang c'è sempre una parte di femminile nel maschile e di maschile nel femminile, ma l'ho pensato dopo che avevo aggiunto in questo le tegole oro prelevate dal grande maschile .































La magia che esso trapela è esplicita, la parte femminile misteriosa di villa dei Quintili,
come misteriosa e commoventemente atavica la struttura che ricorda una porta mausoleo, forse una porta al mondo freddo della morte.
L'altro con gli specchi oro è  stato posto alla destra del colle quando si entra nelle struttura archeologica, ho scelto questo luogo perché si vedesse  anche dalla strada.
L'oro riflette meno dell'argento il cielo, l'argento è acqua, l'oro è fuoco che brucia.






















Spesso questo miraggio si occultava con l'oro della paglia e non rifletteva.























































































Man mano che passavano le ore nelle quali lavoravamo, l'erba veniva tagliata, così abbiamo potuto godere dei fioriti e dei prati prima della tosatura.
I giardinieri.






Ammiravamo il paesaggio che cambiava sempre intorno grazie alla  stagione nuvolosa tenebrosa e il falciare dell'erba,  dal verde, con il sole che ogni tanto appariva intenso e presto bruciava il prato rasato, al giallo oro.

 



 



Mentre riportavo degli specchi da una parte all'altra e pioveva, mi è venuta l'idea di provarli nel frigidarium, incredibile che si incastrassero perfettamente nei quadrati di marmo mancanti, ne ho posti 8 quanto negli spazi vuoti, i pesci con la pioggia sull'argento sembrano vivi, ogni specchio prendeva una caratteristica "inscambiabile".

























Dado oltre all'altalena bloccata nel tempo, proprio come le mura di Villa dei Quintili lo sembra, ha costruito  una colonna bianca, con il suo stile è una D, ambiguo il godere a vederla:
contrasta con le mura e nello stesso tempo si armonizza perfettamente, è appariscente e si vede da molti punti, ma è integrata con tanta grazia da divenire  invisibile, è presente si sente la sua stazza e leggera scompare nel cielo se dietro ci sono nuvole bianche.
Abbiamo fatto una sosta a saldare e tutti saliti sul "carro" siamo andati ad installare questa alta ingombrante colonna che ha trovato il suo posto come una donna.



























L'ailanto di Arienti era diventato specchio, radici sotto gli alberi, rosso, la vitalità  degli alberi sotto la terra come se essa fosse trasparente.
















la cisterna vista dal dietro,

attraverso le grate


qui era una toilette provvisoria











poi ha provato di metterlo in un 'altro posto e ne è stato soddisfatto, sotto ad un' altra cisterna con davanti un cancello sottolineava il lungo tunnel sotterraneo, qui tornava ad essere coscienza imprigionata, ma protetta.
















Incredibile che nella camera che l'ospitava nell'appartamento  a coprire il suo letto ci fosse una coperta con un albero rosso, c'è stato molto feeling tra i nostri amici, Dado lo ha aiutato a fare il letto.






Cucinavano Stefano e Dado.
Si stava molto bene,
quasi un miracolo che non abbiamo avuto mai nessun piccolo screzio nei tanti giorni che abbiamo vissuto insieme qui e al lavoro.

Poi nei giorni a venire Stefano ha portato Anche il fiore di carota mettendolo nella prima posizione dell'ailanto rosso.

Rusty ha portato poche bombolette a parer mio, ma stavano molto bene, ha composto due disegni-forse-parole, uno sembra una M.















All'inaugurazione poche persone.
Ancora nuvole, profumi e sensazioni di vivere li da sempre.







































































































































il giorno dopo pioveva.

Dopo molto tempo in auto a guardare le macchine che attraversavano la strada allagata in breve tempo, ci hanno convinti a risalire i monti .
















Camminavo in fretta arrivando prima di tutti tra le bagnate mura così che facevo in tempo a fotografare gli uccelli che regnavano nel maltempo sovrani,
all'arrivo si spostavano, sentendosi sorpresi espropriati, volando sempre più avanti sempre più in alto, finché non c'erano più muri.


























I sensori del quadrupede volante comunicavano con essi, ma non sono riuscita a capire.












I marmi e le pietre bagnate erano ancora più espressivi e vivi.













































Dado ha trovato lo sponsor Vempa per permetterci di fotografare il chilometrico luogo dall'alto.
































































sulla via Appia Antica per cambiare posizione.


un gregge ci ha letteralmente invaso con dolcezza e determinazione.















































































Siamo tornati l' 8 di giugno a visitarlo, con Giovanna Pesci e Federico Enriquez,
che meraviglia l'erba cresciuta introno ai miraggi, così da fargli da sostegno come la calce per le tegole, ancora più collegati al luogo, ancora più misteriosi, come miraggi che invece di sparire con il cambiamento di stagione sono immortalati dalla storia e dai prati.





































































Un'astronave? Un tetto di tegole? Un rettile? Cosa sembra questo miraggio, a caso è nato seguendo i dislivelli del colle per affacciarsi,
I nostri lavori a villa dei Quintili sono molto grandi e tendono a mimetizzarsi, a sparire, CK8 disegno sottile sottile sul cielo, l'"Occhio" macchietta di acqua da lontano, l'"Astronave" nel prato anch'essa se non ti avvicini è un macchia bagnata, gli specchi nel frigidarium si confondono con i bei marmi colorati, Quadrupede Volante proprio se non sai che c'è non lo vedi, un disegno aereo sul tanti colori di terra e di pietre, la faccia e il buco nella cisterna si possono spiare, se si è  a conoscenza della loro presenza, dal portone chiuso.


Ailanto è stata protratta fino al 22 settembre, andatela a vedere, un posto imperdibile, conosciuto poco anche dai romani, è accanto alla via Appia Antica, la prima strada dell'Occidente.





è successa una cosa particolare, quando siamo arrivati a Roma per montare i lavori smisi di scrivere il diario che tengo giornalmente, e anche il programma di esportazione delle foto non me le caricava tutte, saltava centinaia di foto che ho recuperato su Facebook, per fortuna ne ho pubblicate tante altrimenti molto era perduto. Ora dopo moltissimo tempo nel quale ogni tanto riprendevo questo post e me ne succedeva di ogni o ero stressata a continuare  ( tirandole giù da internet le foto erano tutte  intrecciate e confuse così che diventava difficile ordinarle qui), l'ho terminato,  è coinciso che stamattina 25 agosto ho ripreso a scrivere il diario, ma non l'ho fatto apposta.

29 ottobre, non sono invece riuscita a terminarlo come sopra presumevo, questo blocco è costato il non informare di molti nostri avvenimenti che ora spero in breve di raccontarvi, sempre che riesca a superare questo ostacolo incredibile!

( per non correre rischio il grande finale di Ailanto con la presentazione del catalogo ve la racconterò dopo tutti i post delle varie mostre)