mercoledì 14 novembre 2012

REWIND, esposizione di chitarre Fender modificate

                                             

                             MOBILE N.16 

  







per gli amici  " Facoltosa"





REWIND

50 anni di FENDER in Italia
a cura di Luca Beatrice
Museo Internazionale e Biblioteca della Musica di
Bologna
dal 16 novembre 2012 al 3 febbraio 2013
Inaugurazione giovedì 15 novembre 2012 ore 19.00

Conferenza stampa con preview mercoledì 14 novembre ore 12.00

Fender è uno di quei marchi che fa pensare immediatamente alla musica rock. È uno stile di vita, un segno di riconoscimento, uno strumento dall’inconfondibile design: Fender è infatti la “rock guitar” per eccellenza.
Pur parlando la lingua angloamericana, Fender da cinquant’anni si è affermata anche in Italia. È il 1962 quando M. Casale Bauer comincia la distribuzione di questo leggendario strumento. E non a caso, si parla dello stesso anno in cui il r’n’r “sbarca” nel Bel Paese, simbolo della nuova classe sociale dei giovani, che si rincorrerà di generazione in generazione.
“Siamo orgogliosi di rendere omaggio alla musica italiana –spiegano Patrizia Bauer e Giorgio Masetti Zannini, presidente e amministratore delegato della M.Casale Bauer che distribuisce Fender in esclusiva per l’Italia- e in particolare alla cosiddetta Emilia Plain che ha dato molto e molto darà allo sviluppo culturale del nostro Paese”.
Tre anni fa il Museo della Musica di Bologna ospitò Love Me Fender, mostra-omaggio al mito di questa fantastica chitarra attraverso le opere di diversi artisti contemporanei chiamati a dialogare con la musica rock. Ecco oggi la seconda tappa di un viaggio che, ancora una volta, unisce suoni e visioni, musica e immagini: Rewind. 50 anni di Fender in Italia analizza l’ultimo mezzo secolo di cultura musicale e visiva italiana. Uno sguardo in retrospettiva, come quando si avvolge il nastro delle vecchie audiocassette che fino a non troppo tempo fa costituivano il supporto ideale della musica in viaggio, che si tuffa nel presente e ipotizza scenari futuri. Un panorama peraltro straordinariamente ricco e complesso, dove gli stili si sono rincorsi intrecciandosi tra loro, dal rock al pop, dal melodico all’”alternative”, dalla dance all’hip hop.
Rewind. 50 anni di Fender in Italia è una mostra che mette ancora una volta a confronto il mondo dell’arte con quello della musica e si snoda in almeno tre livelli di lettura.
Il punto di partenza consiste nelle Fender customizzate e reinterpretate da ventidue artisti italiani e internazionali chiamati a dare una loro lettura del mito. Gli stili e i linguaggi adoperati sono molto diversi, dalla pittura figurativa all’arte concettuale, dall’oggetto all’installazione, dalla street painting alla sound art.
In mostra gli italiani Dario Arcidiacono, Alessandro Baronciani, Emanuele Becheri, Carlo Benvenuto, Davide Bertocchi, Valerio Berruti, Cuoghi Corsello, Marica Fasoli, Matteo Fato, FranKo B, Anna Galtarossa, Enrico Ghinato, Ugo Nespolo, KayOne, Giorgio Ortona, The Bounty Killart, Giuseppe Veneziano. Spicca la presenza di artisti internazionali quali Anthony Ausgang, nato a Trinidad e Tobago ma californiano d'adozione, l'inglese Chris Gilmour, l'argentino Daniel Gonzalez, Hubertus Von Hohenlohe, che vive e lavora a Vienna, il tedesco Hermann Pitz.
Nelle sale storiche del Museo della Musica queste inedite Fender d’autore dialogano, in un allestimento ricco di spunti e memoria, con gli elementi visivi e scenografici di una microstoria della musica italiana, che parte dall’inizio degli anni ’60 e arriva a oggi, senza seguire un ordine cronologico ma stilistico, a conferma del fatto che i fenomeni tendono a rincorrersi e riproporsi cambiando di segno.
Avremo così il Rock degli inizi di Adriano Celentano e dei seguaci di Elvis (Bobby Solo, Little Tony) e quello contemporaneo, di Vasco e Ligabue, dei Litfiba e degli Afterhours, ma anche il rock che si incontra con il pop nelle canzoni degli Stadio o di Cesare Cremonini; le “voci” dei grandi interpreti italiani, da Gianni Morandi a Tiziano Ferro, da Mina a Laura Pausini; la lunga tradizione del pop melodico che parte da Claudio Baglioni e giunge fino a Biagio Antonacci; una serie di fenomeni alternativi, il Beat (dal Piper alla contestazione del ’68), la psichedelia e il pop sinfonico (gli Area e i Pooh) l’indie rock, sia quelli duri e puri, sia quelli che incrociano il mainstream e il pop commerciale; largo spazio viene dato alla canzone d’autore, dalla prima scuola di Genova (Paoli, Tenco, Lauzi, Bindi) a quella di Milano (con Gaber), da Roma alla “via Emilia” di Guccini, Dalla, Carboni, Ron fino ai giovani Dente e Vasco Brondi; senza dimenticare le culture giovanili, capaci di trasformarsi in fenomeni di moda e di massa, come la dance, l’electropop, il rap e l’hip-hop.
La storia degli ultimi cinquanta anni è infine ripercorsa attraverso la fotografia, con una serie di scatti di Guido Harari, Efrem Raimondi, Caterina Farassino e Paolo Proserpio, a disegnare una sorta di italica time line che parte appunto dal 1962, debutto di Fender in Italia.
“Questa mostra propone delle suggestioni legate agli ultimi cinquantanni di storia italiana, non una loro ricostruzione. Grazie a Fender le chitarre diventano fulcro di un percorso più ampio all'interno del quale si incrociano, a tempo di rock, miti, stili di viti, ideali” spiega Luca Beatrice, curatore della mostra.


 Museo Internazionale e Biblioteca della Musica
Palazzo Sanguinetti - Strada Maggiore 34, 40125 Bologna

16 novembre 2012 – 3 febbraio 2013
Conferenza Stampa mercoledì 14 novembre 2012 ore 12.00
con Preview
Inaugurazione giovedì 15 novembre 2012 ore 19.00

Orario martedì - venerdì ore 9.30 - 16.00
sabato, domenica e festivi ore 10.00 - 18.30
chiuso lunedì
Biglietto museo e mostra € 5.00 intero, € 3.00 ridotto
Catalogo it/ingl, M. Casale Bauer Editore, Bologna. A cura di Luca Beatrice
Informazioni Museo Internazionale e Biblioteca della Musica
per il pubblico +39 051 2757711 | museomusica@comune.bologna.it www.museomusicabologna.it

Ufficio Stampa Alice Cammisuli | press@lucabeatrice.com | +39 392 4531497
per la mostra Elisa Bergami | elisa.bergami@studiopesci.it | +39 3351990468
Irene Guzman | irene.guzman@studiopeci.it | +39 3346590455




http://www.facebook.com/fender.rewind?fref=ts


Ombra è andata a fare una mostra a Verona








è partita dal Mazzini in bici, è arrivata in via del Pratello, consegnata ad un ragazzo sonnolente che la portava
in treno a Verona il giorno stesso che inaugurava, che paura, che temeraria sono stata, il libro magico mi ha sgridata, ha detto superficialità






Ombra 

titolo : ombra (è il nome della bambola che funge da fotomodella)
anno : 1993
tecnica : stampa  fotografica su tela emulsionata nei primi decenni del xx secolo, neutralizzando le sue progressive muffe con il fissatore usato normalmente per fissare la fotografia, dal 1993 non ha avuto più nessuna alterazione.
misure : cm 35 x 25





AL QUARTO GIORNO NON SI RISORGE
(apologia della muffa)

  a cura di Stefano Rovatti
Patrizia Silingardi, Sonia Schiavone

19 / 21 Ottobre 2012
Opere di:
John C. Duncan, Adriano Persiani, Katharina Dieckhoff,
Stefano W. Pasquini, Christian Rainer, Chiara Soldati,
Ascanio Tacconi,Karin Andersen, Mustafa Sabbagh, Silvia Giachello, TTzoi, Matteo Serri, Silvio Macini, Otolab, Matteo Barsotti,
Andrea Bruno, Irene Maccagnani, Enrica Berselli, Simone Rondelet,

con la partecipazione di
FranKo B, Vicky Roditis, Dario Parisini
Interzona, Mirko Fabbri, Elena Baldi




presentazione e lettura estratta da 
Quattro Giorni Bianchi
di Stefano Rovatti 
(Bologna 2012, Giraldi Editore)
La  muffa  rappresenta  un  eccesso  di  vita  che  si  manifesta  in  contesti
biochimicamente  reattivi  dove  vengono  alterate  le  condizioni  del  ciclo  vitale
generico. Ha la funzione di riciclare l’essenza vitale della materia organica che
si decompone trasportandola e conservandola in nuove forme biologiche. In pratica,
la muffa corrisponde a un alimento vegetale. La materia elementare che si forma
con la muffa ha una struttura biologica modello. In quanto fungo pluricellulare,
la muffa appartiene alla categoria delle parassitarie (ovvero forme biologiche che
traggono  la  vita  e  il  loro  terreno  di  esistenza  da  altre  forme  biologiche
originarie,  per  poi  espandersi  secondo  un’intelligenza  indipendente).  Alla  sua
origine,  sembrano  incontrarsi  alcune  condizioni  preliminari:  umidità  al  70-80%
(acqua), una base di materia organica in fase di decomposizione (spore), assenza
di luce diretta, temperatura elevata all’interno (28°-32°C) e bassa all’esterno. 
Il  sotterraneo  della  galleria  verrà  dunque  trasformato  in  un  habitat  adatto  ad
accelerare la crescita delle ife pre-radicate della muffa attraverso l’utilizzo di
agenti chimici acidi in modo da controllare un’esplosione di muffa della durata di
quattro  giorni,  in  concomitanza  con  le  quattro  giornate  di  Artverona.  Siamo  in
grado  di  sintetizzare  la  muffa,  farla  fluttuare  nell’habitat  naturale  e  usarla
come  supporto  per  il  recupero  e  la  conservazione  della  memoria.  Al  termine  di
questo  processo,  la  muffa  verrà  lasciata  libera  di  crescere  fino  al  termine
dell’esposizione.
La muffa sarà dunque intesa come inquietante decorazione, esperienza primordiale e
vitalistica che consente il recupero delle condizioni microscopiche della natura,
il primordio della germinazione, le sottili e sofisticate forme dell’essere quali
sono gli organismi unicellulari. Ne consegue la configurazione di una fioritura
incontrollabile  e  incontrollata,  un  pattern  irrazionale,  barocco  ed  allarmante,
una sorta di virus che contamina ognuna della proposte presentate dagli artisti
invitati.  Dimostrando  in  questi  modi  applicazioni  concettuali  che  riguardano
l’eccesso di senso, l’apologetico e la teoria del sublime (a differenza del “bello
tradizionale”,  questa  tempra  si  rivolge  ai  fenomeni  naturali  che  per  la  loro
grandezza, la misteriosa forza primigenia, il senso dell’orrido e dell’infinito,e
per il loro scatenarsi, determinano un sentimento che unisce nell’animo la paura e
il piacere), l’utilizzo della muffa è in sintonia con metafore contemporanee quali
la replicanza, la sofistificazione tecnologica, il contagio virologico, il cyborg
e la decentrazione del soggetto. 





Gli eventi della tre giorni:
Venerdì 19 Ottobre 2012 ore 20.00 vernissage, ore 22.00 kERN in concerto
Sabato 20 Ottobre ore 20.00 Christian Rainer in concerto
ore 22.00 Dario Parisini (Disciplinatha) djset
Domenica 21 Ottobre ore 17.00 finissage fino al 30 novembre 2012





melepere arte contemporanea
via sottoriva 12, 37121 verona
info:    www.   melepere.   com

+39 3475601841 / +39 3358359128
si ringrazia viabizzuno, osrav,libreria grosso ghelfi & barbato, verona







"paesaggio n.23", AI RAGAZZI DEL QUARTIERE SAVENA ,per FRONTIER

Avevo ed ho  la macchina fotografica rotta, la meravigliosa amica  Gaia Bernardi mi ha prestato la sua per fotografare la chitarra Facoltosa e ne ho approfittato per fare finalmente una foto anche a lui:  il " Paesaggio N.23" eseguito per la rassegna FRONTIER,
Con la  Canon EOS 60 D di Gaia mi sono trovata molto meglio che con la mia defunta Nikon Kit D80.
Ora quando l' universo mi porterà i soldi per comperarne una nuova sarò molto indecisa.....

























AI RAGAZZI DEL QUARTIERE BARCA

"paesaggio N.23"
CUOGHI CORSELLO per FRONTIER luglio 2012