30 ottobre 2020 Adoro diventare una Principessa
diciasettesima Quadriennale di Roma
Da una email mandata ai curatori Sarah e Stefano:
vi mandiamo qualche appunto sull'opera che stiamo eseguendo, è una moquette alta 2 metri e lunga 16, molto spessa, per esterni, blu scurissima, la teniamo in verticale, in mostra l'arrotoleremo all'inizio o alla fine o un poco in entrami i lati, vedremo, è come un grosso papiro.
Stiamo scegliendo i soggetti che ci vengono suggeriti dalle circostanze, man mano che ne finiamo uno, arrotoliamo un poco la moquette e dopo aver capito cosa fare ne cominciamo un'altro, la scelta avviene man mano. Un poco come i cadaveri squisiti dei Dadaisti.
La prima immagine, sempre usando gli spray, è tratta da un disegno digitale eseguito con il programma illustrator che copia la foto di un uccello nero, ho imparato a dipingere usando questo programma nel 2002 (al liceo artistico dipingevo ma quando ho provato a ricominciare nel 2001 non ero più tanto capace).
Questo uccello dal titolo "gli uccelli indicano la strada" è l'ultima opera delle 26 esposte nella mostra "26" da Guido Costa a Torino nel 2012, un'opera per ogni anno della nostra carriera iniziata nel 1987, l'uccello digitale però nelle mostra a Torino guardava indietro a sinistra verso le altre opere, sottintendendo che nel futuro si doveva guardare indietro.
Qui, all'inizio della lunga moquette, l'uccello guarda invece in avanti a destra verso il futuro, come se i lavori che
seguono rappresentassero gli anni dal 2012 al 2020, abbiamo calcolato che nei 16 metri di moquette ce ne potrebbero infatti stare giusti 8.
Il secondo dipinto è una scena marittima, con un gattino nero che va nel futuro e Bimbambola, una delle nostre bambole primiginie, la foto è del 1996.
L'uccello è dipinto, ma nella parte sotto abbiamo deciso di lasciare lo scheletro del disegno grigio, fatto all'inizio per avere la traccia per dipingerlo, sentivamo che il segno disegno gli donava restituendolo alla sua creazione iniziale come disegno su illustrator, infatti non è stato tratto da una foto ma dal disegno che ritrae la foto, poi è seguita la pittura della foto marina, ma anche in questa in basso abbiamo lasciato solo delle tracce come in bimbambola e in alcuni alcuni sassi che piano piano si realizzano pittoricamente nel paesaggio, il gatto è dipinto solo intorno, la sua sagoma è il colore della moquette.
Dopo la luce lunare di questa spiaggia seguono le pitture di due foto di due light box ovali, ritraggono entrambi Ombra, un'altra bambola, in positivo e in negativo, in bianco e nero, nel primo ovale è stata dipinta solo la parte nera che si intravede nel fondo blu, in modo di passare dal gatto ad uno stadio più scuro e profondo, nel secondo è stata dipinta velocemente e duramente quasi solo la parte bianca luminosa, virando con viola metallizzato e prugna, ne è risultata un'espressione spaventosa.
Le foto dei due light box sono del 1994 e le scatole luminose, dalle quali sono tratte le foto per la pittura, del 1998.
Dopo abbiamo dipinto la dolce rosa Na, agganciandoci casualmente al prugna violetto-ferita dell'ovale, portando la pittura sulla strada realistica, ma i capelli intorno che sembrano in ombra, sono meno levigati.
Ci piacerebbe, senza però sforzare, continuare questo cambiare della pittura.
Per noi il papiro è già un oggetto, una specie di piatta scultura che ci da sollievo, anzi dopo l'esecuzione
dell'uccello ci piaceva già finito così con il resto lungo nero che si arrotolava in fondo.
Perciò la pittura che stiamo sperimentando può ipoteticamente anche interrompersi se doveste venire a prenderlo prima della sua fine, ma non credo essendoci ancora tanti bei giorni tranquilli, siamo felici che in agosto non c'è quasi mai nessuno da Alchemilla dove si trova anche il nostro studio e possiamo stare più in pace trovando concentrazione.
- Stefano Collicelli Cagol, "...e fuori un mare tutto fresco di colore", in AAVV Fuori, Treccani, 2020, (catalogo).
- Sarah Cosulich, "Sogni nella culla del gatto", in AAVV Fuori, Treccani, 2020, (catalogo).
- Gabriella Dal Lago, "Cuoghi Corsello", in AAVV Fuori, Treccani, 2020,(catalogo).
Quadriennale d’arte 2020
FUORI
a cura di Sarah Cosulich e Stefano Collicelli Cagol
Con la Quadriennale d’arte 2020 abbiamo voluto proporre una rilettura dell’arte italiana dagli anni Sessanta a oggi; esplorare, attraverso percorsi transgenerazionali e transdisciplinari, posizioni d’avanguardia poco presenti nelle narrazioni tradizionali, affiancandole agli immaginari delle giovani generazioni; ripensare il passato, per guardare con occhi nuovi alla contemporaneità e alle sue urgenze. Musica, teatro, moda, danza, cinema sono discipline in continuo dialogo con le arti visive, la mostra ne indaga il reciproco contributo come si sofferma sull’arricchimento dato alle espressioni artistiche da visioni queer, femministe, femminili e decoloniali della
società e della sua organizzazione politica.
Il titolo FUORI è un invito a sporgersi, ad assumere una posizione eccentrica – fuori dal centro – e una postura inclinata, di mutua relazione con l’altro da sé. FUORI risponde alla necessità primaria di uscire dalle restrizioni fisiche e metaforiche imposte a tutti noi nei primi mesi del 2020. FUORI! è stato il nome della prima associazione per i diritti degli omosessuali, formatasi agli inizi degli anni Settanta e che con i gruppi femministi
e transessuali ha portato avanti in Italia le rivendicazioni di diritti per una società più equa.
I percorsi dei 43 artisti selezionati hanno dato vita a linee di ricerca a volte frammentate, discorsi, approcci, tendenze che si inabissano e riemergono o si mantengono costanti nel variare dei media o dei contenuti, metodologie che si rincorrono pur non discendendo sempre le une dalle altre.
La mostra prende il via da un confronto serrato con la storia della Quadriennale di Roma; con la storia dell’arte italiana del XX e del XXI secolo; con la storia del palazzo che la ospita; con la città di Roma. Queste quattro
componenti hanno permesso di individuare una struttura e tre ambiti tematici – il Palazzo, il Desiderio, l’Incommensurabile.
Il Palazzo
Palazzo delle Esposizioni, la sede storica delle Quadriennali d’arte, ha una storia fortemente connotata dal ventennio fascista e dalla sua propaganda. Qui si tenne, nell’intervallo tra le prime due Quadriennali (1931, 1935), la Mostra della Rivoluzione Fascista, l’evento espositivo voluto da Mussolini per celebrare
il decennale della marcia su Roma, realizzato con la collaborazione di artisti e architetti dell’epoca. Al contempo, la storia del regime non ha risparmiato gli stessi programmi della mostra, che nella sua terza edizione
(1939) si vede costretta a ritirare l’invito agli artisti di origine ebraica, spedito prima della promulgazione delle leggi razziali del 1938.
Ma la metafora del ‘Palazzo’ si ricollega anche alla riflessione di Pier Paolo Pasolini che, negli anni Settanta, individua uno scollamento tra chi gestisce la cosa pubblica e il resto del Paese. In un momento storico che ha visto movimenti e partiti nati in opposizione al sistema del Palazzo entrare in Parlamento e impegnarsi nel governo del Paese, questa metafora diventa volano per legare alla vita politica momenti differenti della storia italiana e della Quadriennale.
Il Desiderio
La linea del Desiderio è ancora presente sottotraccia nell’arte italiana, poco battuta dalla critica ed emersa solo parzialmente nelle narrazioni più recenti. Il Desiderio come espressione delle proprie pulsioni erotiche e ossessioni personali è al centro delle indagini di questa seconda linea di ricerca adottata dalla Quadriennale d’arte 2020. La tematica queer, intersezionale, di rivendicazione del proprio ruolo di artista indipendentemente dal genere trova spazio in ricerche ed espressioni transgenerazionali. Rileggere gli ultimi sessant’anni di arte italiana dalla prospettiva del Desiderio permette di riconoscere la forte presenza dell’impulso erotico nella creazione di opere, come una dimensione fortemente presente tra gli artisti.
L’Incommensurabile
La terza linea di ricerca della Quadriennale d’arte 2020 è dedicata al tema dell’Incommensurabile, di qualcosa che va oltre la capacità di misurare, di razionalizzare attraverso le parole e il discorso. L’ossessione, la necessità di esprimersi come artisti al di là dei riconoscimenti sociali, culturali o economici. L’indicibile che si fa forma e prende forme e mette in scacco la misurazione come elemento attraverso cui fare esperienza della realtà. Per molti giovani artisti la principale sfida oggi è superare la rappresentazione del reale in favore di nuovi
immaginari e forme in grado di complicare e arricchire la percezione della realtà e la relazione con essa
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