2 novembre
personale Cuoghi Corsello da Guido Costa Projects il 2 novembre 2019
Di seguito le foto ufficiali della galleria eseguite da Maria Bruni.
fine foto Maria
Guido era venuto a trovarci in studio per conoscere le nostre intenzioni e vedere cosa stavamo facendo, ma del progetto su Anima ne avevamo già parlato.
Mi ha chiesto un testo per raccontare le ultime intenzioni
2 novembre
Anima è una bambola, l’anima di tutte le nostre e forse non solo bambole.
L’abbiamo trovata nel 1992 in via del Porto a Bologna, nell’immondizia, assieme a Bimbambola, il Re, Flora, e altri personaggi che sono diventi parte della nostra storia.
Un suo ritratto è stata la prima fotografia di una bambola considerata opera nel 1993.
Di lei son o stati fatti molti ritratti, alcuni posti su light box e rifotografati ancora per ridiventare opere, come gli occhi in serie che abbaino dipinto ultimamente, ma che negli anni 90 erano fotografie.
Nel grande light box gli occhi sembrano animare i luoghi, le stanze, anche grandi, perché la luce dietro cambia sinuosamente da rosa ad azzurro e viceversa rendendo incredibilmente
magnetico lo sguardo e suggestivo lo spazio.
Anima ha cambiato due corpi, trovati in bambole come lei, perché il tempo ha corroso la plastica, ultimamente anche il viso si sta deteriorando.
Il 2 di febbraio 2019, giorno della candelora, abbiamo organizzato una mostra chiamandola Carbonio e Silicio, in questa occasione abbiamo celebrato una sorella di Anima: Anima Primavera, era posata in una cassa di vetro con gli stipiti di legno bianco, un cristallo sulla pancia, recitava sia di essere morta e sia di essere la bambola che si celebra in alcuni paesi nordici in questa occasione della candelora, 44 uccelli impagliati erano al suo funerale.
Volevo fare da Guido un cimitero di bambole con relative tombe ecc… poi ho pensato di fare il funerale ad Anima, ma mentre lavoravamo su questo tema mi sono accorta che Anima non è per nulla morta anche se malmessa è ancora potente e viva, abbiamo sentito forte la sua presenza ed influenza nell’estate di lavoro.
La testa di bronzo che abbaino fatto stampare dal viso di una bambola come Anima ci ha lasciato uno stampo siliconico, dal quale sono state stampate 36 facce di cera, la cera che cola soprattuto se c’è vento e non si consuma nel nostro continuo uso quotidiano ad illuminarci con le candele.
Come sempre accade nelle decisioni è stata la sincronicità a consigliare il numero: la mattina della decisione di fare questi stampi in cera, a Radio Tre parlavano dei 36 uomini giusti della cultura Ebraica, nel pomeriggio nel mercato della piazzola a cercare dei bicchieri rossi ho trovato nel banco dei numeri di silicone rosa: 3,6,0.
Ho deciso così di farne 36 di stampi.
Un amico, l’Imperatore del Link, è venuto in studio e gli ho parlato dei 36 uomini giusti, lui ha detto che però saranno almeno 10 le tribù nel mondo con 36 uomini giusti e perciò saranno 360,
con soddisfazione gli ho fatto vedere i numeri trovati 3,6,0…ecco perché ho trovato anche lo 0.
Le teste sono imperfette, man mano cambiano colore per le diversità della cera sciolta, alcune simpaticamente mostruose per incidenti di percorso.
Ricordano i teschi delle Fontanelle a Napoli perché in molte gli occhi sono dei buchi, sono degli amuleti, sono teschi di Anima.
Come scrivevo sono 36 le teste di Anima, le altre 9 tribù saranno rappresentate in futuro con altri personaggi che l’universo ci indicherà.
Un’altro lavoro di Anima, è uno specchio, l’ho avvistato appoggiato alla campana del vetro a Lido di Spina, Claudio non mi ha permesso di prenderlo, ma ritornati li dopo molti mesi lo abbiamo ritrovato nello stesso posto, intatto, anche se ci sono state tempeste al mare.
Lo abbiamo preso e con un acido disegnata la faccia di Anima togliendo la pellicola dietro al vetro come già alcune macchie preesistenti in basso.
Guido Costa aveva scelto a conferma della mostra, un’immagine di Anima che interpretava Edward dalle mani fai forbici, senza la calotta dei capelli dietro e posata la faccia contro il sole, una immagine del 1994.
Di questa fotografia stampata in quel periodo è stata fatta una composizione nel 1998, in una scatola gialla e blu, con in basso un vetro rotto sopra la foto di Ombra ( un’altra bambola nostra modella), appoggiata sul coperchio della scatola aperta, la foto di Anima-Edward e una canottiera blu con la scritta salvataggio, abbiamo dipinto a spray su moquette rosa la foto di questa composizione.
In mostra ci saranno gli occhi di Anima fotografati ora, con buchi drammatici nella plastica intorno.
In studio abbiamo dipinto varie moquette con gli occhi di Anima da una foto di tanto tempo fa quando era incolume, ripetutamente, non lo facciamo mai di dipingere la stessa foto, ora che ci penso è successo solo un’altra volta, “Pokémoon” , autoritratto fotografico, è stato dipinto a spray su lenzuolo che ha aperto la galleria di Guido Costa nel 2002, e anche ad olio su un cartoncino.
Gli occhi di Anima su moquette di diversi colori, sono stati esposti alla fiera di Arte a Verona recentemente, nella galleria T293, gli ultimi su bianco sono un omaggio a David Bowie, a Verona occhio Verde a sinistra e occhio in negativo blu a destra, a Torino, ma non so se lo esporremo, occhio sinistro blu e destro verde in negativo.
Una moquette nera con dei gigli aprirà la mostra, fiori funerei profumati iniziano il percorso.
In giardino abbiamo una composizione organizzata recentemente che mi ispirava molto per questa mostra, ma non capivo perché.
è formata da due cavalletti di legno molto vecchi, con sopra un cavallino a dondolo di peluche, dietro ai cavalletti si incastra una specie di gabbia di alluminio, che si disegna irregolarmente a ovale, con attorcigliata una vite che si era divertita a giocare con lei, ma poi tagliata da un vicino si è seccata, dentro a questa rete c’è una struttura in plastica con i piedi di ferro, è a fiore trasparente e in cima si incastra perfettamente la parte sopra di un grande uovo rosso di plastica che sembra un organo sessuale così messo; il cavallino, i cavalletti e parte della struttura di metallo sono coperti da teli sbiaditi dal sole delle biciclette, si intravede la forma del cavallino e se si schiaccia nella parte destra in alto coincide con l’orecchio e si sente il suono del galoppo e il suo nitrire, sembra piuttosto un asino.
Mentre pensavamo al nome della mostra a casa di Carlotta Minarelli, stavamo costruendo una scultura ci ferro alta 5 metri, dopo aver deciso il 2 novembre, giorno dell’inaugurazione, perfetto come titolo per questo viaggio, Carlotta ha pensato alla frase che spesso dicono in Sicilia: “Il Tempo della Strada”, mi sono illuminata perché la composizione del cavallino è proprio quello, significa il tempo della strada ed è perfetto per proseguire a capire il senso della mostra, il tempo della strada è quello che ci vuole, anche la vita è il tempo della nostra strada.
Ho scelto un blu oceano scuro per i muri che accompagnano il dipinto dei gigli su moquette, lo specchio, i teschi, sfondo per il cavallino, e ,quando la parete gira a sinistra, non ci sarà nulla, se non all’inizio il neon più piccolo del mondo, stella per guidare il cavallo.
Si tratta proprio di un neon, ma che sarà il più piccolo possibile, sarà trasparente e dentro come gas non ci sarà il Neon che è arancione, ma ci sarà invece il gas nobile Argon che è blu come certe stelle e come i fulmini.
Ecco che di fronte svoltando appunto a sinistra, finita la parete scura, ci troviamo Salvataggio su moquette rosa, alto 2 metri e largo 4, alla sua sinistra gli occhi colorati feriti di Anima.
Sembra un dipinto per pubblicizzare i film di tanto tempo fa.
Vorremmo velare la mostra con dei cellofan trasparenti leggerissimi sopra alle pareti, che coprono tutto, che si muovono al minino passaggio o venitcello,
una musica creata dalle loro “fronde”, un benessere suggerito come quando in silenzio si sentono le foglie in alto degli alberi muoversi.
Daranno, spero, un senso di realtà che si compenetrano, un velare come si vela il mondo dell’aldilà, Anima è un collegamento con i mondi sottili, un salvataggio .
Ho pensato che va bene che verranno divelti qua e la nell’alzarli per guardare le opere, sono fragilissimi infatti.
Una mostra da toccare: alzare i veli, schiacciare l’orecchio del cavallino…
Forse metteremo dei salvagenti rossi e bianchi da barche, appesi come festoni, fiorelloni, nella zona di salvataggio.
Così che dalla partenza livida funerea suggerita dai fiori bianchi sulla nera moquette alla fine del viaggio si trova il calore di Anima, che non è morta.
Ma questo calore potrebbe diventare stomachevole, astioso come il fuoco, così che si troverà sollievo nel livido di prima.
Ne è stato così contento che lo ha usato, riadattandolo, come foglio di sala nella mostra.
2 novembre - il tempo della strada
Anima è una bambola, l’anima di tutte le nostre bambole. L’abbiamo trovata nel 1992 in via del Porto a Bologna, nell’immondizia, assieme a Bimbambola, il Re, Flora, e altri personaggi che sono diventati parte della nostra storia. Un suo ritratto è stata la prima fotografia di bambola che abbiamo fatto, nel 1993. Di Anima, negli anni, abbiamo fatto molti altri ritratti, un light box e dei dipinti. Nel grande light box gli occhi di Anima sembravano animare i luoghi, le stanze. La luce cambiava da rosa ad azzurro e viceversa, rendendo incredibilmente magnetico il suo sguardo e suggestivo lo spazio.
Anima ha cambiato due corpi, ricavati da altre bambole: il tempo ne ha corroso molte parti e ultimamente anche il suo viso si sta deteriorando. Il 2 febbraio 2019, giorno della Candelora, abbiamo organizzato una mostra intitolata “Carbonio e Silicio”. In quella occasione abbiamo celebrato una sorella di Anima, Anima Primavera. Era in una cassa di vetro, un cristallo sulla pancia, e recitava sia la sua morte, che il suo essere bambola. 44 uccelli impagliati erano al suo funerale.
Da Guido volevamo esporre un cimitero di bambole con relative tombe. Poi abbiamo pensato di fare il funerale ad Anima, ma mentre lavoravamo su questo progetto ci siamo accorti che Anima non era per nulla morta. Anche se malmessa, era ancora potente e viva.
La testa di bronzo che abbiamo realizzato tempo fa con il viso di Anima ci ha lasciato in eredità uno stampo siliconico, per mezzo del quale abbiamo colato 36 facce di cera. La cera delle candele che da sempre usiamo in casa. Come accade in molte delle nostre decisioni, è stata la sincronicità a consigliarci quel numero: la mattina in cui abbiamo deciso di iniziare queste testine di cera, a Radio Tre parlavano dei 36 uomini giusti della Cabbala. Nel pomeriggio, nel mercato della piazzola, mentre cercavo dei bicchieri rossi, ho trovato tre forme in silicone rosa: i numeri 3,6 e 0. Così abbiamo deciso di fare 36 teste. Giorni dopo, un nostro amico, l’Imperatore del Link, è venuto in studio da noi e gli abbiamo parlato dei 36 uomini giusti. Lui ha obbiettato che sulla terra le tribù sono 10 e che dunque gli uomini giusti devono essere 360. Gli ho fatto vedere i numeri che avevo trovato: 3,6,0.
Le teste sono imperfette e cambiano colore per la diversa cera utilizzata. Alcune sono simpaticamente mostruose per strani incidenti di percorso. Ricordano i teschi delle Fontanelle di Napoli. In molte gli occhi sono dei buchi neri. Sono delle specie di amuleti, sono teschi di Anima.
Un’altro lavoro che ha a che fare con Anima, è lo specchio retroilluminato. L’ho visto per la prima volta appoggiato ad una campana per il vetro a Lido di Spina. All’inizio Claudio non mi aveva permesso di prenderlo, ma quando siamo ritornati li dopo molti mesi lo abbiamo ritrovato nello stesso posto, intatto. Lo abbiamo preso e con gli acidi abbiamo disegnato la faccia di Anima sul retro.
Come immagine per la mostra, Guido aveva scelto un ritratto di Anima come Edward Mani di forbice del 1994. Con quella fotografia, nel 1998, avevamo realizzato una composizione: una scatola gialla e blu con in basso un vetro rotto e in alto la foto di Ombra (un’altra bambola nostra modella). Appoggiate sul coperchio della scatola aperta, la foto di Anima-Edward e una canottiera blu con su scritto salvataggio. Per la mostra abbiamo dipinto a spray su moquette rosa la foto di questa composizione.
In mostra ci saranno anche gli occhi di Anima, con buchi drammatici nella plastica, fotografati per l’occasione. In studio abbiamo dipinto varie moquette con gli occhi di Anima, tratti da un suo ritratto di tanto tempo fa, quando era ancora perfetta. Raramente dipingiamo più volte uno stesso soggetto. E’ successo solo un’altra volta, nel caso di “Pokemon”, un autoritratto fotografico, dipinto a spray su un grande lenzuolo, opera che nel 2002 ha inaugurato la galleria di Guido in via Mazzini. Dalla stessa immagine abbiamo poi realizzato un olio su cartoncino, come sua seconda versione.
Una moquette nera con dei gigli aprirà la mostra. Fiori funerei e profumati.
In giardino, recentemente, abbiamo organizzato una composizione che ci sembrava perfetta per questa mostra, ma non capivamo il perché. E’ formata da due cavalletti di legno molto vecchi, con sopra un cavallino a dondolo di peluche. Dietro ai cavalletti si incastra una specie di gabbia in alluminio di forma ovale, su cui si attorciglia una vite, ormai secca. Al suo interno c’è una struttura con i piedi di ferro, una specie di fiore trasparente su cui si appoggia un grande uovo rosso di plastica che sembra un organo sessuale. Il tutto è coperto da dei teli sbiaditi e se si schiaccia l’orecchio del cavallino si sentono il suono del galoppo e il suo nitrire. Mentre eravamo a casa di Carlotta Minarelli, dove stavamo costruendo una grande scultura in ferro alta 5 metri, ci ha suggerito il titolo per la composizione del cavallino: “Il Tempo della Strada”. Il tempo della strada è quello che ci vuole: anche la vita è il tempo della nostra strada.
Abbiamo scelto un colore blu oceano scuro per i muri della galleria. Sulla parete più lunga, il neon più piccolo del mondo, stella per guidare il cavallino. Sarà un neon con il gas nobile Argon, che è blu come certe stelle e come i fulmini.
Vorremmo velare tutto con dei cellofan trasparenti, leggerissimi, che coprano le opere e che si muovano al minino passaggio. Una musica di fronde, come quando, nel silenzio, si sentono muovere le foglie in alto sugli alberi. Un velare come si vela il mondo dell’aldilà.
Anima è un collegamento con i mondi sottili, un salvataggio .
“2 novembre” è una mostra da toccare: alzare i veli, schiacciare l’orecchio del cavallino, così che dalla partenza livida e funerea, suggerita dai fiori bianchi sulla moquette nera, alla fine del viaggio ci si ritrovi con il calore di Anima, che non è morta. Un calore che potrebbe anche sembrare stomachevole, astioso come il fuoco.
Monica e Claudio
2 novembre - il tempo della strada (The Pace of the Road)
Anima is a doll, the soul of all our dolls. We found her in 1992 in via del Porto in Bologna, in the garbage, along with Bimbambola, il Re (the King), Flora, and other characters who have become part of our story. One of the first doll portraits we ever took was of her, in 1993. Over the years, we have done many other portraits of Anima, a light box and paintings. In the large light box Anima’s eyes seemed to animate places, and rooms. The light changed from pink to blue and vice versa, making her look incredibly magnetic and the space evocative.
Anima has had two body changes, using parts from other dolls; time has corroded many parts, and lately even her face has started to deteriorate. On February 2, 2019, Candlemas Day, we organized the exhibition Carbonio e Silicio (Carbon and Silicon). On that occasion we celebrated Anima’s sister, Anima Primavera. She lay on her belly in a crystal glass case, and acted out both her death and her being doll. Forty-four stuffed birds were at her funeral.
At Guido’s we wanted to exhibit a doll's graveyard and its graves. Then we thought about holding a funeral for Anima, but while we were working on this project we realized that Anima was not dead at all. Although she was a bit worn out, she was still powerful and alive.
The bronze head we made a long time ago from Anima's face left us with a silicon mould, which we used to cast 36 wax faces. The wax came from the candles we have always used at home. As so often happens with many of our decisions, synchronicity led to us choose that number: on the morning when we decided to start these wax heads, there was a programme on Radio Tre about the 36 righteous men of the Kabbalah. In the afternoon, I went to the market in the square, and while I was looking for red glasses I found three pink silicon shapes: the numbers 3,6 and 0. So we decided to do 36 heads. A few days later, a friend of ours, the Imperatore del Link (Emperor of the Link), came to our studio and we told him about the 36 righteous men. He objected and said that there were 10 tribes on earth and, so there should be 360 righteous men. I showed them the numbers I had found: 3,6 and 0.
The heads are not perfect and vary in colour due to the different waxes used. Some are delightfully monstrous as a result of happy accidents while working. They resemble the Fontanelle skulls in Naples. In many the eyes are black holes. They are types of amulets. These are Anima’s skulls.
Another piece involving Anima is the backlit mirror. I saw it for the first time propped up against a bottle bank in Lido di Spina. At first Claudio didn’t let me take it, but when we returned there many months later we found it in the same place, intact. We took it and we drew Anima’s face on the back using acid.
Guido chose a portrait of Anima as Edward Scissor Hands (1994) as an image for the exhibition. In 1998, we had made a composition using that photograph: a yellow and blue box with a broken glass at the bottom and a photo of Shadow (another of our doll models) at the top. Resting on the lid of the open box is the photo of Anima-Edward and a blue vest with ‘salvataggio’ (rescue) written on it. For the exhibition we spray-painted the photo of this composition on a pink carpet.
Photographed for the occasion, Anima's eyes will also be on display, with dramatic holes in the plastic. In the studio we have painted Anima’s eyes onto several carpets, based on a portrait of her done a long time ago, when she was still perfect. We rarely paint the same subject several times. It happened once before with Pokemon, a photographic self-portrait, spray-painted onto a large bedsheet, that was shown in 2002 when Guido opened the gallery in Via Mazzini. Then we made second oil on cardboard version from the same image.
A black carpet with lilies will open the show. Fragrant funerary flowers.
Recently, we created a composition in the garden that seemed perfect for this exhibition, but we didn't understand why. It consists of two very old wooden trestles, with a furry rocking horse on top. A kind of oval-shaped aluminium cage is wedged behind the trestles and a screw, now dry, is twisted into it. Inside there is a structure with iron feet and a kind of transparent flower holding up a large red plastic egg that looks like a sexual organ. The whole thing is covered with faded sheets, and if you press the horse’s ear you can hear the sound of galloping and neighing. While we were at Carlotta Minarelli's house, where we were building a large 5-meter-high iron sculpture, she suggested the title for the composition of the little horse: Il Tempo della Strada (The Pace of the Road). The pace of the road is what all you need: the pace of life is set by the road.
We chose a dark ocean blue colour for the gallery walls. On the longest wall, is the smallest neon in the world, a star to guide the little horse. The neon will contain the noble gas argon, which is blue like certain stars and like lightning.
We would like to veil everything with very light, transparent layers of cellophane which cover the works and move gently at the slightest movement. A leafy music, similar to the sound of leaves high up in the trees when all is silent. A veil like the one that shrouds the great beyond.
Anima is a connection with subtle worlds, deliverance.
2 November is an exhibition to be touched. Lift the veils, press the ear of the little horse to go beyond the dark blue funereal departure, suggested by the white flowers on the black carpet, to the other end of the journey where we find ourselves in Anima’s warmth, a heat that might seem nauseating, even as hateful as fire. She is not dead.
Monica and Claudio
Anima mani di forbice, 1994.
2 NOVEMBRE
Inaugurazione sabato 3 novembre 2019, dalle 21.00 alle 24.00
Guido Costa Projects è lieto di ospitare nei suoi spazi di via Mazzini 24, a Torino, la terza personale di Cuoghi Corsello, frutto di una collaborazione che dura ininterrotta dai primi anni ’90. Artisti radicali e pressoché unici nel panorama italiano, Cuoghi Corsello esercitano fin dai loro esordi una pratica multidisciplinare e antagonista, lontana dalle regole e dai riti del sistema arte. Dal loro debutto sulla scena artistica bolognese, attraverso l’occupazione di spazi industriali dismessi e la sperimentazione di una sorta di arte totale in cui collidono vita quotidiana e creazione artistica, Cuoghi Corsello hanno sviluppato negli anni una straordinaria narrazione poetica, sedimentata in installazioni, sculture, dipinti, video, opere sonore e pratiche di interazione sociale. Raro esempio italiano di underground militante, hanno da sempre avuto la strada come loro archivio e laboratorio, in un’incessante alchimia di materiali trovati, salvati e trasformati in altro. Il loro lavoro è popolato da una vera e propria famiglia di personaggi e microstorie, di metamorfosi poetiche, in bilico tra magia e sciamanesimo. Sono opere “abitate”, spesso allestite nella forma di piccoli rituali o di sottili e misteriose corrispondenze.
Questa mostra, “2 novembre”, ha come protagonista Anima, la capostipite delle tante bambole che, manipolate, ritratte su tela e in fotografia, fuse in cera e in bronzo, trasformate in sculture e in feticci, hanno accompagnato la lunga storia di Cuoghi Corsello. Trovata tra i rifiuti nel 1992 (in via del Porto, a Bologna, come precisano gli artisti), Anima è diventata immediatamente una loro compagna di strada, sopravvivendo fino ad oggi a molteplici metamorfosi e reincarnazioni. In diverse vesti ha partecipato all’epopea della grande famiglia mutante di Cuoghi Corsello, accanto a Pea Brain, Bello, Bimbambola, il Re, Flora, Petronilla, Nonno Degrado e tanti, tantissimi altri personaggi.
In “2 novembre” Anima si materializza in forma di pittura su legno e moquette, ma anche come calco in cera, realizzato utilizzando i resti di candele raccolte dagli artisti per anni senza uno scopo preciso. Un calco declinato in 36 varianti, come i 36 uomini giusti che reggono il mondo di cui parla la Cabbala. “2 novembre” è una mostra lieve e complessa, un nuovo piccolo passo nella favola di Cuoghi Corsello, una favola esuberante e nascosta, ancora tutta da raccontare.
Cuoghi Corsello (Monica Cuoghi e Claudio Corsello), lavorano come coppia dalla metà degli anni ’80 a Bologna. Moltissime le loro mostre in gallerie, spazi pubblici e musei in Italia e all’estero. Questa è la loro terza mostra da Guido Costa Projects, con cui collaborano dai primi anni ’90.
ORARI dal lunedì al sabato, dalle 15.00 alle 19.00
PERIODO da sabato 2 novembre 2019, a sabato 15 febbraio 2020
L'allestimento della mostra ha seguito quasi completamente le tracce del progetto.
Il colore delle pareti scelto era perfetto, un mare blu cielo.
Ho spazzato come mio solito, facendo mantica sul numero dei mucchietti: 8.
Andrea mi ha dato un cappello militare buffo da indossare.
Il colore delle pareti scelto era perfetto, un mare blu cielo.
Ho spazzato come mio solito, facendo mantica sul numero dei mucchietti: 8.
Andrea mi ha dato un cappello militare buffo da indossare.
Abbiamo avuto problemi con le luci, il quadro sulla moquette nera dei gigli non risultava bene con il faro, con ben tre gelatine azzurre per rendere la luce livida è migliorato, ma il meglio lo dava con la luce naturale che arrivava dalla porta, d'inverno rimane per poco.
Anche ad illuminare le teste abbiamo usato dei led invece che il faro professionale.
Davano proprio il senso di teschi di Anima, come nel cimitero delle Fontanelle a Napoli, le abbiamo installate cercando di non disporle tutte uguali, ma con diverse personalità, sulle assi, in alto su "tondoni" di ferro, su dei cuscini con le paillettes argento.
Le abbiamo portate li tutte 36 in scatole nere numerate, dipinte in studio.
Eravamo andati ad allestire dieci giorni prima, il neonista ci aveva costruito il neon più piccolo del mondo troppo grande, il motivo era perché non ci sono più elettrodi piccolini da attaccare ai tubini di vetro, ma per fortuna gli è venuto in mente che ne aveva ancora di una fabbrica inglese ormai fallita, perciò rarissimi, così abbiamo sostituito quando siamo tornati il neon più piccolo del mondo con quello veramente più piccolo e portato il primo alla mostra di Santa Sofia che vi parlerò nel prossimo post.
Ci siamo divertiti ad usare molti led, dietro allo specchio non ci convinceva la lampada messa la prima volta sempre a lad, sostituendola con una fila di led proprio attaccata dietro allo specchio, questi avevano il filo per la corrente che disturbava molto, la lampada di prima l'abbiamo usata per vedere i fogli di sala davanti alla galleria nel cortile al buio.
Anche il cavallino aveva una luce, non nel progetto iniziale, che si accendeva quando gli passavi accanto, facendo vedere meglio la sua sessualità un po' nascosta, i rami secchi lasciati dalla vite sembravano causare l'alzata dei teli neri così che si potesse scorgere la sua nudità alla natura legata.
Il cavallino puntava alla stella, attraversando i teschi di Anima, ma poi la galleria girava a sinistra, la parete dove c'era il piccolo neon era come un mare intonso, profondo, ed ecco che a sinistra molto illuminata appariva Anima Salvataggio difronte e a sinistra ancora Anima occhi che si stanno rovinando.
Il quadro degli occhi di Anima su legno, questi occhi a differenza degli altri sono di una foto recente nella quale si scopre che Anima si sta deteriorando,
è caduto dalla finestra con il vento del ventilatore nella stanza accanto,
era la mattina presto a mostra appena aperta, ad assistere all'imbarazzante evento c'era Menegoi, il direttore della fiera di Bologna.
L'ho rimesso su e poi la sera durante l'inaugurazione con più persone è caduto di nuovo, l'abbiamo lasciato giù scoprendo che stava molto meglio, perché avevano più senso le due finestre con i cellofan davanti e anche lui appoggiato a terra stava meglio.
Si li abbiamo messi i salvagenti a terra.
La finestra a sinistra è stata una bella sorpresa, con il cellofan anch'essa coperta si è integrata nella mostra diventando un passo decisivo, ricordava le grandi finestre di Cime Tempestose, quando le guardavamo dalle case dei cellofan costruite per ripararci dal freddo, solo che la erano luminose e qui erano buie.
Per trovare il paradiso anche questa volta occorre tornare indietro, reincarnarsi credo.
Anima rimarrà ancora sulla terra.
In studio in galleria, sulla cassettiera, c'era la scatola di Salvataggio, ritrovata facilmente.
(Nel Bunker non è facile trovare le cose, infatti il teschio di Anima n. 1 si è nascosto e ancora non è stato trovato).
Con le foto bellissime sopra ad essa potrebbe significare che la liberà sessuale intesa come accettazione dei corpi splendori della natura a servizio dei nostri desideri senza tabù e malattie psichiche potrebbe essere una buona cosa ancora, ritornare alle shakty che insegnavano ad amare.
Quando eravamo andati ad allestire Guido ci ha ospitato in un B&B meraviglioso dove vedevamo il Po, quella notte ha preso fuoco la stalla del Re, ma noi il cavallino lo avevamo al salvo.
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