Siamo rimasti stupefatti dalla gentilezza delle persone e dall'umanità di come sono fatte le cose.
Siamo partiti con la pioggia forte nel veneto e nel friuli venezia giulia, poi il tempo si è placato e fino a prima del viaggio di ritorno solo qualche goccia quando eravamo nel comodo pulito hotel.
Avevo portato l'incenso per purificare la stanza, ma era già molto positiva e rilassante, nessuna energia ingombrante.
Dopo Trieste. all' inizio della Slovenia. c'erano foreste di alberi divelti impressionanti, che non ho voluto fotografare, la mia ingenuità ha pensato alla guerra ma poi mi hanno spiegato che è stato il grande freddo, il ghiaccio di un anno fa, il paesaggio è poi tornato normale, molto verde e rilassante.
Abbiamo scelto la strada sopra dopo Lubiana, quella per MARIBOR, alla faccia di google e navigatori, si andava più piano ma era molto bella e poco trafficata, all'incrocio finale l'altra per Zagabria aveva una lunga coda, ma la retta via ci aveva già portato sulla giusta corsia.
Anche il cibo offerto era molto a noi gradito, verdure buone fresche, varie, zuppe di funghi , verdure, con tante cose buone da metterci dentro come tagliatelle a parte o pallini di pane squisiti, usano molto i semini, e pani integrali come in Germania.
I negozi chiudono presto, per le strade passeggiando si sente spesso suonare di qui e di la, musiche di ogni tipo suonate dal vivo per allenarsi.
Anche i campanili suonano e sono punti di riferimento.
Era organizzato molto bene il festival, con tante mostre installazioni concerti,
nella prima appena arrivati ci sono piaciuti i lavori di Gilbert & George un lavoro di Allora e Calzadilla: di una donna che suonava un flauto di osso acanto ad un condor.
Interviste pubbliche, ed è toccato pure a noi, l'intervistatrice e il traduttore erano molto belli, emanavano profondità inquietudine e pace nello stesso tempo, ci siamo trovati bene e abbiamo parlato con disinvoltura davanti ad uno scarso pubblico, hanno registrato l'intervista per le televisioni.
le foto dell'intervista
Ogni volta che ci chiedono le cose è diverso, quando ci fanno delle domande sul nostro rapporto di artisti trovo molta difficoltà a farmi capire, perché è una forma complessa il nostro rapporto, me ne sono resa ancora più conto dopo le domande di ...scordo sempre i nomi.
Ma eccola qui, dopo la nostra intervista subito a presentare un'altra mostra, era molto brava.
Non mi ha messo in imbarazzo, ma le risposte faticavano ad essere concise, penso che una sintesi sia per ora impossibile, ma ci stiamo avvicinando.
Il nostro lavoro o meglio i nostri lavori si basano sulle differenze, sul contraddire sempre quello che già si era capito, una sorta di gioco di specchi per vedere sempre da un'altra parte, ma nello stesso tempo vige un ripetere ossessivo che cambia lentamente nel tempo e sostiene tutte le pazzie, l'azzardo, la scommessa, l' identificazione nella materia di tutte le nostre svariate personalità facendole combattere e risolvere, " impossibili aggregazioni" direbbe il libro magico.
La contraddizione inventa nuovi stili e per stili si intende un diverso modo di porsi nell'arte e nel conoscere le cose.
Ho detto che siamo all'opposto nel cielo di nascita 26 aprile io e 26 ottobre Claudio: un diametro nel nostro cielo, 6 mesi esatti dividono le nostre nascite ma anche se io uso il pentel pen 50 tondo e lui il pentel pen 60 a spatola ci copiamo a vicenda creando qualcosa ancora di diverso.
Da qui si aprono altre porte per far capire che non è proprio così....Ne riparlerò in altre occasioni.
Invece è stato facile e divertente spiegare i lavori esposti.
Suf! light box è il puppet di Suf! la mia tag, il nome scelto perché non so scrivere e volevo diventare almeno sufficiente nella disciplina del writing,
Ho raccontato poi come si è svolta sincronicamente l'idea del disegno e di come la proiezione che si sarebbe fatta la sera dopo l'intervista è nata quasi da sola.
Quando hanno accolto di buon grado di farci dipingere un paesaggio nella città, ho pensato ad una forza femminile, una Divinità, desideravo proprio fare in quel confine un'icona che si agganciasse all'est prima della rivoluzione e dell'insensato, per me, allontanamento dalla spiritualità.
Anche se conoscendo nel tempo molte persone dell'est ho riscontrato un'evoluzione spirituale maggiore che nel nostro paese.
Non ci mandavano mai la foto del muro, l'aspettavamo per poter fare il progetto così che mi sono scordata del primo sentire.
A pochi giorni prima della mostra, ci hanno detto che non si poteva fare perché non avevano ottenuto i permessi, ma gli faceva piacere una proiezione di un nostro disegno sul muro scelto.
Il lunedì 25 era la festa della grande madre e mi è venuto in mente la prima idea, da sola è venuta Anahita, la madre di Mitra.
Avevo letto che a Ptuy erano praticati nell'antichità i culti di Mitra un tempio grotta della divinità si trovava nel centro della città.
Purtroppo ho poi saputo che è stato tolto dal luogo originario e ricostruito altrove, perché aveva sopra un edificio. Era chiuso mentre eravamo li, ma abbiamo potuto vedere un altro luogo a pochi chilometri dalla città, sempre tempio del Dio, e lasciato li nel luogo originario, molta emozione.
Ci hanno preso appuntamento per poter prendere la chiave alle 11 da una signora al n.37 A, eravamo in anticipo e passeggiando per la campagna siamo entrati in un bosco... incredibile, li non è come in pianura padana, zone vergini e culture si intrecciano: boschi prati orti...
Era accanto ad una grandissima porcilaia, ci hanno dato la chiave e siamo andati soli, così da poter stare intimamente quanto desideravamo in questo luogo fresco profondo divino.
Nei due giorni seguenti il disegno mi è venuta voglia di fare un filmatino flash per la proiezione invece che l'immagine statica, per fortuna appena finita l'ho spedito via mail a Marika, l'organizzatrice del festival, perché mi sono dimenticata Violina, la chiavetta USB, a casa.
Suf! aveva un poco di paura alla mostra, era esposta bene, ci piaceva la collocazione per le scale.
Non vedo l'ora che torni però.
siamo passati casualmente proprio davanti all'altissimo muro dove doveva avvenire la proiezione e con sorpresa erano già li in mezzo alla piazza a proiettare un'immagine piccolissima in mezzo al muro...altro che "paesaggio"!
Ci siamo avvicinati e la risposta è stato deve rimanere così.
Ho insistito anche inalberandomi, esigevo si spostasse il proiettore indietro per avere l'immagine più grande.
L'insegnante dell'accademia di Venezia, anch'esso esponente con i suoi studenti nel festival, che "guidava " la proiezione è andato a prendere, dopo il mio ringhiare, un'altra lente così che l'immagine era molto più grande, non sufficiente per le mie pretese, doveva sconfinare il muro e rimanere solo Anahita verticale al centro, ma non è stato possibile perché il proiettore non si poteva spostare essendo le sue lampade delicate che bisogna prima lasciarle raffreddare.
Arresa ho fatto qualche foto e ripresa con l'I PAD ( la mia nikon aveva esaurito le armi e anche scaricando le foto in una chiavetta comperata li a Ptuy chiamata Laura in onore della ragazza che mi ha prestato il mac non si sono cancellate, e la nikon 200 caduta dalle manine dei bambini di Gaia non riesce a formattarsi.), poi sono andata a fare la pipì che mi scappava da quando avevo sorprendentemente trovato il muro, presa al volo anche una birra per festeggiare e per giustificare l'uso della toilette sono tornata e la proiezione non c'era già più, prima ancora che il cielo fosse completamente blù.
Abbiamo visto che starebbe benissimo il dipinto li, speriamo che ottengano i permessi e così possiamo tornare ospiti in questa città meravigliosa; della quale abbiamo visitato il castello in cima, maestoso e umile nello stesso tempo, sale con dipinti ad olio del quattrocento e i secoli a venire, reperti e statue medioveli, sale tutte allestite con gli originali mobili, suppellettili, ritratti degli abitanti, tutti un po assomiglianti.
Nelle sale degli strumenti musicali quando passavi si sentivano i vari suoni degli strumenti esposti.
C'era anche un selettore che sembrava una nostra possibile scultura, con un tasto per ogni strumento, ho giocato a fare la D.J. e schiacciare i tasti interrompendoli creando corti loop intervallati, funzionava molto bene e rapidamente.
Poi le armi, che impressione, che strani dovevano apparire gli uomini in armatura, extraterrestri un pochino, molto simili ai robot..
Antichi dipinti su vetro e l'allestimento dell'artigiano che li eseguiva, questi manichini che simulavano le operazioni eseguite mi spaventavano sempre, erano pregni di vita, forse perché carichi dei tanti sguardi.
Ma prima del castello, nelle, penso, quelle che furono le stalle dei cavalli, ho fatto la furbastra alla biglietteria, ho detto che eravamo artisti della rassegna Art Stays e la ragazza gentile ci ha omaggiato dei biglietti di entrata, ho chiesto cos'era quel mostro di pelli dietro al banco, era Kurent la maschera, il demone, del carnevale famosissimo di Ptuy, l'ho associato a Krampus, il diavolo di Natale dell'alto Adige, visto in una mostra a lui dedicata a Bolzano.
La ragazza ci ha accompagnato in altre sale a vedere la mostra delle maschere e degli abiti che le persone indossano per celebrare il rito dove Kurent è il protagonista, un carnevale che annuncia la morte dell'inverno e l'arrivo della primavera.
Sincronicamente la mattina a colazione due bambini guardavano qualcosa che attirava molto anche la mia attenzione, la mattina dopo sono andata a vedere ed era proprio lui come sospettavo appena l'ho visto nel museo: Kurent.
La colazione però era appena suf, non per la quantità ma per la qualità.
Il ragazzo della BMW dopo aver visto che il bar era chiuso ci ha accompagnato in riva al fiume, perché nel tragitto che volevo fare a piedi la strada era interrotta e avremmo dovuto camminare a lungo per aggirarla, era notte tardi e la riva aveva alti alberi, era molto buio anche se in città, passavano ancora bici, senza fanali, sembrava di essere in una favola accanto al grande fiume che ci ha accompagnati a nanna.
Siamo partiti con la pioggia forte nel veneto e nel friuli venezia giulia, poi il tempo si è placato e fino a prima del viaggio di ritorno solo qualche goccia quando eravamo nel comodo pulito hotel.
Avevo portato l'incenso per purificare la stanza, ma era già molto positiva e rilassante, nessuna energia ingombrante.
Dopo Trieste. all' inizio della Slovenia. c'erano foreste di alberi divelti impressionanti, che non ho voluto fotografare, la mia ingenuità ha pensato alla guerra ma poi mi hanno spiegato che è stato il grande freddo, il ghiaccio di un anno fa, il paesaggio è poi tornato normale, molto verde e rilassante.
A Ptuy dove siamo arrivati la guerra è stata per fortuna un vento molto leggero, Il fiume Drava l'attraversa.
Parcheggiato difronte
Tante birre buonissime molto economiche in bar con sedie comode visi belli, nessuna auto nel centro storico della città, la più antica della Slovenia.
La maggior parte dei bar vende solo da bere, neanche una patatina.
I ragazzi giocano, in una strada a tennis persino, a freccette dentro al bar, sembra come da noi tanto tempo fa.
La lingua straniera più conosciuta ci è parso il tedesco.
Impressionano i tetti molto spioventi e le cospicue rampette ovunque per poter salire e scendere a mezzo di ruote, tanti in bici, tante piste ciclabili, belle biciclette.
I muri antichi affascinanti con alti portoni spesso e scale e rampe per raggiungerli, orti ovunque si può, un tempo le fabbriche chiudevano alle 2 così che le persone potessero dedicarsi alla loro vita, coltivandosi le verdure, socializzando nei bar bevendo birre, studiando, hanno un livello di cultura molto più elevato del nostro; fiori fiori fiori anche ovunque, sbordanti sui terrazzi creando armoniose o contrastanti composizioni di colori.
Camminando abbiamo attraversato anche degli orti scorciatoie.
Anche il cibo offerto era molto a noi gradito, verdure buone fresche, varie, zuppe di funghi , verdure, con tante cose buone da metterci dentro come tagliatelle a parte o pallini di pane squisiti, usano molto i semini, e pani integrali come in Germania.
I negozi chiudono presto, per le strade passeggiando si sente spesso suonare di qui e di la, musiche di ogni tipo suonate dal vivo per allenarsi.
Anche i campanili suonano e sono punti di riferimento.
Era organizzato molto bene il festival, con tante mostre installazioni concerti,
nella prima appena arrivati ci sono piaciuti i lavori di Gilbert & George un lavoro di Allora e Calzadilla: di una donna che suonava un flauto di osso acanto ad un condor.
Che sorpresa vedere un gruppo familiare: gli In Zaire.
Interviste pubbliche, ed è toccato pure a noi, l'intervistatrice e il traduttore erano molto belli, emanavano profondità inquietudine e pace nello stesso tempo, ci siamo trovati bene e abbiamo parlato con disinvoltura davanti ad uno scarso pubblico, hanno registrato l'intervista per le televisioni.
Ogni volta che ci chiedono le cose è diverso, quando ci fanno delle domande sul nostro rapporto di artisti trovo molta difficoltà a farmi capire, perché è una forma complessa il nostro rapporto, me ne sono resa ancora più conto dopo le domande di ...scordo sempre i nomi.
Ma eccola qui, dopo la nostra intervista subito a presentare un'altra mostra, era molto brava.
Non mi ha messo in imbarazzo, ma le risposte faticavano ad essere concise, penso che una sintesi sia per ora impossibile, ma ci stiamo avvicinando.
Il nostro lavoro o meglio i nostri lavori si basano sulle differenze, sul contraddire sempre quello che già si era capito, una sorta di gioco di specchi per vedere sempre da un'altra parte, ma nello stesso tempo vige un ripetere ossessivo che cambia lentamente nel tempo e sostiene tutte le pazzie, l'azzardo, la scommessa, l' identificazione nella materia di tutte le nostre svariate personalità facendole combattere e risolvere, " impossibili aggregazioni" direbbe il libro magico.
La contraddizione inventa nuovi stili e per stili si intende un diverso modo di porsi nell'arte e nel conoscere le cose.
Ho detto che siamo all'opposto nel cielo di nascita 26 aprile io e 26 ottobre Claudio: un diametro nel nostro cielo, 6 mesi esatti dividono le nostre nascite ma anche se io uso il pentel pen 50 tondo e lui il pentel pen 60 a spatola ci copiamo a vicenda creando qualcosa ancora di diverso.
Da qui si aprono altre porte per far capire che non è proprio così....Ne riparlerò in altre occasioni.
Invece è stato facile e divertente spiegare i lavori esposti.
Suf! light box è il puppet di Suf! la mia tag, il nome scelto perché non so scrivere e volevo diventare almeno sufficiente nella disciplina del writing,
Ho raccontato poi come si è svolta sincronicamente l'idea del disegno e di come la proiezione che si sarebbe fatta la sera dopo l'intervista è nata quasi da sola.
Quando hanno accolto di buon grado di farci dipingere un paesaggio nella città, ho pensato ad una forza femminile, una Divinità, desideravo proprio fare in quel confine un'icona che si agganciasse all'est prima della rivoluzione e dell'insensato, per me, allontanamento dalla spiritualità.
Anche se conoscendo nel tempo molte persone dell'est ho riscontrato un'evoluzione spirituale maggiore che nel nostro paese.
Non ci mandavano mai la foto del muro, l'aspettavamo per poter fare il progetto così che mi sono scordata del primo sentire.
A pochi giorni prima della mostra, ci hanno detto che non si poteva fare perché non avevano ottenuto i permessi, ma gli faceva piacere una proiezione di un nostro disegno sul muro scelto.
Il lunedì 25 era la festa della grande madre e mi è venuto in mente la prima idea, da sola è venuta Anahita, la madre di Mitra.
Avevo letto che a Ptuy erano praticati nell'antichità i culti di Mitra un tempio grotta della divinità si trovava nel centro della città.
Purtroppo ho poi saputo che è stato tolto dal luogo originario e ricostruito altrove, perché aveva sopra un edificio. Era chiuso mentre eravamo li, ma abbiamo potuto vedere un altro luogo a pochi chilometri dalla città, sempre tempio del Dio, e lasciato li nel luogo originario, molta emozione.
Ci hanno preso appuntamento per poter prendere la chiave alle 11 da una signora al n.37 A, eravamo in anticipo e passeggiando per la campagna siamo entrati in un bosco... incredibile, li non è come in pianura padana, zone vergini e culture si intrecciano: boschi prati orti...
Era accanto ad una grandissima porcilaia, ci hanno dato la chiave e siamo andati soli, così da poter stare intimamente quanto desideravamo in questo luogo fresco profondo divino.
Mitra nasce dalla roccia
Nei due giorni seguenti il disegno mi è venuta voglia di fare un filmatino flash per la proiezione invece che l'immagine statica, per fortuna appena finita l'ho spedito via mail a Marika, l'organizzatrice del festival, perché mi sono dimenticata Violina, la chiavetta USB, a casa.
Suf! aveva un poco di paura alla mostra, era esposta bene, ci piaceva la collocazione per le scale.
Non vedo l'ora che torni però.
Era posata su una base che non trovavo idonea, capisco risaltasse di più, ma suf! vuole stare in pace senza cose in più.
Mi piaceva questa opera dell'artista Manuel Frara
Sono corsa dal curatore a chiedergli di togliere per favore la base
le ragazze che lavoravano con Manuel Frara, insegnante dell'Accademia di Venezia
Subito fatto.
Eccola Suf! senza base
La proiezione ha avuto delle difficoltà, tornando da una gita per vedere com'era il bar Messicano che la notte prima, accompagnati da un bellissimo ragazzone gentile con la sua elegante e sportiva e veloce BMW ( come guidava bene!) abbiamo incontrato al chiosco della stazione, era chiuso,
siamo passati casualmente proprio davanti all'altissimo muro dove doveva avvenire la proiezione e con sorpresa erano già li in mezzo alla piazza a proiettare un'immagine piccolissima in mezzo al muro...altro che "paesaggio"!
Ci siamo avvicinati e la risposta è stato deve rimanere così.
Ho insistito anche inalberandomi, esigevo si spostasse il proiettore indietro per avere l'immagine più grande.
L'insegnante dell'accademia di Venezia, anch'esso esponente con i suoi studenti nel festival, che "guidava " la proiezione è andato a prendere, dopo il mio ringhiare, un'altra lente così che l'immagine era molto più grande, non sufficiente per le mie pretese, doveva sconfinare il muro e rimanere solo Anahita verticale al centro, ma non è stato possibile perché il proiettore non si poteva spostare essendo le sue lampade delicate che bisogna prima lasciarle raffreddare.
Arresa ho fatto qualche foto e ripresa con l'I PAD ( la mia nikon aveva esaurito le armi e anche scaricando le foto in una chiavetta comperata li a Ptuy chiamata Laura in onore della ragazza che mi ha prestato il mac non si sono cancellate, e la nikon 200 caduta dalle manine dei bambini di Gaia non riesce a formattarsi.), poi sono andata a fare la pipì che mi scappava da quando avevo sorprendentemente trovato il muro, presa al volo anche una birra per festeggiare e per giustificare l'uso della toilette sono tornata e la proiezione non c'era già più, prima ancora che il cielo fosse completamente blù.
Un fotomontaggio di come dovrebbe diventare.
Abbiamo visto che starebbe benissimo il dipinto li, speriamo che ottengano i permessi e così possiamo tornare ospiti in questa città meravigliosa; della quale abbiamo visitato il castello in cima, maestoso e umile nello stesso tempo, sale con dipinti ad olio del quattrocento e i secoli a venire, reperti e statue medioveli, sale tutte allestite con gli originali mobili, suppellettili, ritratti degli abitanti, tutti un po assomiglianti.
Nelle sale degli strumenti musicali quando passavi si sentivano i vari suoni degli strumenti esposti.
C'era anche un selettore che sembrava una nostra possibile scultura, con un tasto per ogni strumento, ho giocato a fare la D.J. e schiacciare i tasti interrompendoli creando corti loop intervallati, funzionava molto bene e rapidamente.
Poi le armi, che impressione, che strani dovevano apparire gli uomini in armatura, extraterrestri un pochino, molto simili ai robot..
Le cantine come quelle della nonna Aldea.
questo principe o re assomiglia moltissimo al curatore della mostra Jernej Forbici
Antichi dipinti su vetro e l'allestimento dell'artigiano che li eseguiva, questi manichini che simulavano le operazioni eseguite mi spaventavano sempre, erano pregni di vita, forse perché carichi dei tanti sguardi.
Questa bellissima madonna mediovale era solo in fotografia, avrei voluto visitarla in una chiesa fuori in campagna, ma i numeri alla partenza hanno detto no, il suo viso sembra quasi un fumetto.
Marya Z Okoli, 1300
Quanti draghi, avevo intuito che qui all'est è la terra della loro madre: Calisi .
( il trono di spade)
La fessura per spiare il cortile.
Abbiamo trovato una scala chiocciola alternativa per raggiungere il primo piano.
Il bar del castello, moltissimi soffitti soffitti a volte, la stanza dell'albergo, quella della colazione, molto bene.
Nel ritornare in città abbiamo incontrato questa signora che assomigliava molto ai ritratti dei Reali.
Ma prima del castello, nelle, penso, quelle che furono le stalle dei cavalli, ho fatto la furbastra alla biglietteria, ho detto che eravamo artisti della rassegna Art Stays e la ragazza gentile ci ha omaggiato dei biglietti di entrata, ho chiesto cos'era quel mostro di pelli dietro al banco, era Kurent la maschera, il demone, del carnevale famosissimo di Ptuy, l'ho associato a Krampus, il diavolo di Natale dell'alto Adige, visto in una mostra a lui dedicata a Bolzano.
La ragazza ci ha accompagnato in altre sale a vedere la mostra delle maschere e degli abiti che le persone indossano per celebrare il rito dove Kurent è il protagonista, un carnevale che annuncia la morte dell'inverno e l'arrivo della primavera.
Sincronicamente la mattina a colazione due bambini guardavano qualcosa che attirava molto anche la mia attenzione, la mattina dopo sono andata a vedere ed era proprio lui come sospettavo appena l'ho visto nel museo: Kurent.
La colazione però era appena suf, non per la quantità ma per la qualità.
Come disse il mio bambino spirituale Cap nel writing troverai sempre qualche omonimo in qualche parte del mondo... ed eccolo il "nostro" Mone anche a Ptuy.
Hanno attaccato i manifesti di Art Stays ovunque
Un bookshop gratuito all'esterno dove c'è chi regala e chi prende libri, anche alla Coop in fondo a via Benedetto Marcello a Bologna ora c'è.
Siamo ripartiti con il sole, ma abbiamo incontrato tre temporali che hanno movimentato il viaggio felice.
Arrivederci Ptuy e speriamo che nessuno sia rimasto con la bocca amara per quando ho ringhiato alla proiezione, soprattutto l'affascinante giornalista che da li in poi dal sentirla vicina l'ho sentita lontana, era così contenta che avessi pensato ad una forza femminile che aiutasse la sua città, aveva detto che ce n'era proprio bisogno, da indagare questa cosa, in effetti c'era un po' un'aria di machismo...vedremo.
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