Siamo partiti presto alla mattina alle 9,15, Pieropaolo Campanini in anticipo ed Ellie in perfetto orario da perfetta inglesina nata a Londra, abbiamo fatto la Futa che parte qui vicino a casa nostra, felici tra i monti, ma il Doblò soffriva un po' in salita essendo una carrozza a gas.
Ma è stata una sorpresa fare metano lassù, sentivo rumori di turbine e guarda un po' una specie di officina molto ordinata e pulita, poi scopro che estraggono direttamente il metano dalla terra, è il primo paese italiano che lo ricavò, illuminando anche le strade quando gli altri paesi di montagna non avevano ancora la luce elettrica.
Ci abbiamo messo 3 ore compresi due pause per acqua spuntino... e pipì.
La mostra del Pontormo e Rosso Fiorentino era emozionante, tutti lavori in giro per il mondo finalmente qui riuniti.
Avrei preferito una lettura meno didattica e vedermeli separati, entrare ed "empatizzarmi" prima nell'energia di uno e poi in quella dell'altro.
Ho visto ben tre extraterrestri negli oli del Rosso, che paura i suoi visi inventati e demoniaci, mi ricordava l'artista Alessandro Pessoli a volte.
Abbiamo avuto dei dubbi sul restauro, certe parti spiccavano con colori fluorescenti tanto erano brillanti, contrastando con le parti dai torni più sobri, mancavano le velature unificanti che forse sono state tolte con la pulizia troppo approfondita.
Ah...la pittura che belle cose che ho visto però, troppo poco vedere una volta, viene voglia di tornare per assaporare ancora e ancora.
Siamo andati alla mostra accanto di arte contemporanea sulla famiglia, siamo scappati a gambe levate, Ellie che ci aspettava nel chiostro di ingresso non ha fatto in tempo a leggere una frase di due righe.
Il vuoto, non beatifico, il vuoto di pensiero e il pieno di stereotipi autocommiserazione e inutilità.
Pierpaolo bagnandosi le mani nell'acqua sottile che spumeggiava sopra la ringhiera di un bar ha ricordato quando un tempo le fontane servivano a portar solievo all'arsura e libere le persone potevano accedervi.
Nell'andare nella chiesa di S. Felicita per vedere la Deposizione del Pontormo abbiamo incontrato l'amico Draw che studia la scrittura degli ideogrammi orientali ed era venuto a vederli in una mostra, ce l'ha indicata era laggiù davanti a noi, gli amici ritrosi li ho convinti con: "ma dai ci mettiamo solo il muso per vedere com'è", per fortuna perché la mostra era come sentirsi a casa, fuori tantissima gente e caldo, dentro il vuoto, il fresco, i segni familiari, come siamo più vicini a questo e al 500 invece che all'arte contemporanea di prima è stata l'istintiva riflessione.
Stavano così bene tutti che alla fine ho dovuto scuoterli per andarcene.
La chiesa era alta e bella e fresca anch'essa, era semivuota, le persone erano fitte a grappolo intorno alla Deposizione e mettevano i soldini per avere la luce artificiale, per fortuna abbiamo potuto all'inizio vederla con la poca luce naturale, come è sempre stata da secoli, è istruttivo per l'anima vedere le cose sotto luci sempre diverse, il mattino, la sera, l'estate, il temporale, se è sempre uguale non c'è sufficiente esperienza per capire.
Sui banchi si stava bene e guardavamo un affresco che rifletteva la luce e appunto Pierpaolo Campanini diceva di quanto necessario, aggiungo io sincronico, che chi guarda trovi i punti per guardare, che anche il riflesso è importante, che ognuno avrà il suo punto di vista e nel seguire degli avvenimenti sarà sempre diverso....
Per la strada altri segni altri ideogrammi : le tag dei writers e l' ironia.
Pierpaolo ci ha portati per una ripida salita per visitare due giardini...
ma in entrambi si doveva pagare 10 euro perché c'erano delle mostre, la seconda quella di Penone, che disastro quello che vedevo dalla strada non mi piaceva, almeno in quel giorno, mi sembravano scenari cinematografici poveri e molto discutibili, una fantascienza spaghetti western che vista nel contesto dei telefilm a bassa produzione potrebbe anche essere interessante, ma la mastodontica fortezza schiacciava e faceva vibrare la sua bellezza ostacolando il piacere dell'ironia.
I turisti che di solito si "polleggiano" lassù nel Forte del Belvedere, impediti dal biglietto, erano pochi qua e là a ridosso delle mura.
Ma è stata bella lo stesso la passeggiata inerpicante tra antiche mura, chiome di alti alberi e profumi estivi.
La moda di quest'anno delle corte braghette è stupenda!
Il Doblò parcheggiato nei sotterranei della fortezza da basso era ancora freschino.
Che soddisfazione usare il "Benedetto" telepass anche per pagare il parcheggio.
Anche il viaggio di ritorno è stato lungo, dorato col sole che piano si abbassava.
Ci siamo fermati al passo della Raticosa dove ci sono sempre i motociclisti, bello ampio, tra il metafisico e l'on the road.
Saluto tutti e scendo sola, appena in tempo a comperare un po' di verdura e frutta al mercato biologico di campi aperti del venerdì in via Udine.
Il pane invece era già andato via.
Ci siamo fermati anche a discettare sul tempo trovando ben tre motivi per i quali corre troppo velocemente, vediamo se me li ricordo,
il signore di Faenza ha detto perché andando avanti con l'età il tempo sembra sempre più corto,
io ho detto che scientificamente si è scoperto che in realtà il tempo si è proprio accorciato, un'ora è molto più corta, ci stanno meno cose di un tempo,
accipicchia non ricordo il terzo...
Forse era che si si era che si fanno troppe cose in questa epoca e così non ti accorgi che il tempo passa..
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