giovedì 3 maggio 2012

26 di Vincenzo Branà


 Ventisei anni con Cuoghi e Corsello


L'ultima volta che sono stato a casa loro, circa dieci giorni fa, pioveva a dirotto e nonostante questo Pea Brain e Cane Cotto - alias Monica Cuoghi e Claudio Corsello - si erano dati da fare per fissare all'asfalto, nei pressi della loro porta, la barca di Schifìo: è una delle loro opere, forse quella che amo di più e che ho "frequentato" tanto addirittura, dal momento che fino a poco più di un anno fa era collocata in cima alla collina di Villa Ghigi e da lì - dice Monica - "magnetizzava la città". Io quando mi trovavo lì per una camminata la fissavo come meta e appena la raggiungevo mi ci mettevo dentro e da lì ammiravo l'orizzonte. Poi qualche balordo, una notte, la vandalizzò spingendola lungo il pendìo della collina e  la ridusse in pezzi. La testa - racconta ancora Monica - finì rotolando ai piedi di un albero secolare, quasi volesse cercare riparo presso uno spirito che da sempre abita quel parco. Ora la barca di Schifìo è tutta bianca, bellissima: quella sera l'avevano fissata in tutta fretta affinchè io potessi sedermici un'altra volta, come succedeva  a Villa Ghigi. La pioggia, però, ci aveva rovinato tutto. Anzi no, perchè noi lo stesso, sotto l'acqua, uscimmo accanto alla barca a brindare - io, Pea Brain, Cane Cotto, Sui Simo e Bianca, una della "bambine spirituali" - permettendoci perfino il lusso di fracassare tutti i bicchieri, una volta tracannato l'ultimo sorso.

Proprio durante quella cena Monica e Claudio mi parlarono della mostra "26" che di lì a poco avrebbero inaugurato alla Galleria Guido Costa projects di Torino (via Mazzini 24): 26 opere per festeggiare i loro 26 anni di sodalizio artistico. Sgranai gli occhi: che meraviglia, pensai. Perchè in 26 anni Claudio e Monica hanno costruito un vero e proprio cosmo parallelo, abitato da personaggi che ci passano accanto, sfiorandoci e osservando i nostri vizi e le nostre virtù. C'è Bello e Petronilla, P.Brain e  Suf, Nonno Degrado e Schifìo, la Fiat e le donnine; ma soprattutto c'è una favola metropolitana che ha preso vita, attraverso gli anni, all'ombra delle torri felsinee, regalando un racconto lisergico ma puntuale, in cui - per coincidenza di tempi e di luoghi, ma anche per sintonia di spirito - inevitabilmente mi riconosco.

La mostra resta allestita fino al 26 giugno: insomma è facile, basta ricordarsi il 26 e prendere un treno per Torino. Oppure sperare che qualche curatore decida un giorno di rifarla anche a Bologna.


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