FOTOGRAFIE IN BILICO TRA VERITA' E FINZIONE
"Un oggetto o un corpo dall’aspetto comune, se osservati con vera attenzione, si trasformano in qualcosa di sacro. La macchina fotografica può rivelare i segreti che l’occhio nudo o la mente non colgono (...)" (Isabel Allende)...
pubblicato martedì 19 luglio 2011
La beffa del mezzo fotografico, il quale dichiara unicamente l'illusione invisibile di ciò che è contenuto nel visibile, una riflessione sulla capacità di dissimulazione della realtà a San Marino, in una collettiva di cinquanta tra artisti storicizzati, noti e meno noti che negli anni hanno lavorato sul confine tra finzione e verità. Lo scopo dei curatori Italo Zannier (il quale è anche presente in mostra con un'opera) e Roberto Maggiori, non è tracciare storia della fotografia, piuttosto raccontare al visitatore come nella storia siano state sfruttate le potenzialità illusorie intrinseche del mezzo. Proprio oggi in cui viviamo in un'era in cui la realtà fotografica è costantemente manipolata da photoshop. Tra i nomi in mostra troviamo Luca Maria Patella (Roma, 1934), artista con caratteri postmoderni metafisici e concettuali che fa della contaminazione la sua parola d'ordine. Patella si muove con destrezza tra tutti i media artistici e la fotografia è lo strumento per una possibile interpretazione della realtà. La foto esposta si chiama Caudia Pavonis (1992), è una Polaroid di grandi dimensioni che fa parte della serie di Le Vol Entier de Venùs di cui alcuni esemplari sono esposti al Padiglione Italia della Biennale Venezia, la cui sezione è curata sempre da Italo Zannier.
Si tratta di opere dal vero uniche e irripetibili soprattutto per le caratteristiche tecniche: l'attrezzatura utilizzata non è più in commercio e soprattutto il digitale non consentirebbe siffatto risultato. A tal proposito, Patella racconta un aneddoto interessante: "quando il gran Foglio Polaroid è stato estratto e 'strappato' dalla colossale macchina Polaroid (di circa un metro cubo), l'operatore ha detto: 'L'avevo sconsigliata caldamente di realizzare simili complessità..., ma ora l'abbraccio!'.
Questi lavori trovano una definizione negli sconfinamenti linguistici che sono una complessa, personale conseguenza del postmodernismo anni ’90, la cui riflessione parte dal superamento dell’arte concettuale e del passaggio attraverso il new dada e ancora oltre la Transavanguardia.
Un lavoro tecnicamente e intellettualmente forbito basato su una dilettica triadica di matrice hegeliana. Si parte da uno scavalcamento della realtà sensibile che, affermandosi in una citazione, viene successivamente negata dall’inganno illusionistico, il quale verrà messo a sua volta in crisi da una riattestazione del reale. Scopriamo appunto che l’esito è stato raggiunto senza l’utilizzo di artifici o rielaborazioni esterne.
Nel nostro percorso incontriamo Nadar (Parigi, 6 aprile 1820 – Parigi, 21 marzo 1910), uno dei grandi pionieri della fotografia. Mario Cresci (Chiavari, 1942), che con il pezzo dalla serie Vedere attraverso permette di osservare solo un particolare e il resto si lascia guardare da un vetro appannato, lasciandoci l'amaro strascico di un'irrealizzabile intromissione. Il nostro ruolo è quello del voyeur fallito a cui viene lasciato un unico spietato accenno di ciò che c’è dietro.
Il duo bolognese Cuoghi e Corsello celebra invece la storia dell'arte italiana con Roma (1998), in cui la scultura ha in quel preciso momento diritto di parola sull’architettura.
Questa mostra è un'ottima occasione per gli appassionati del medium per cogliere nuovi spunti di analisi critica, un modo di investigare la storia travalicando la congiunzione tra arte e tecnica per una rilettura delle opere esposte. Per una volta non esiste la pretesa di "fare” e insegnare la storia dell’arte, non siamo in presenza di rapporti meccanici di causa-conseguenza.
Nel porci la questione del "come” si sono raggiunti esiti definiti, siamo costretti a rivederne le variabili in gioco e a considerare il mezzo non solo come lo strumento per catturare la realtà ma anche come via per ottenere nuove forme di decodificazione della stessa.
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a cura di ilaria carvani
dal 16 luglio al 2 ottobre 2011
Sembianze. La fotografia tra realtà e finzione, Mostra collettiva a cura di Italo Zannier e Roberto Maggiori
Museo San Francesco, Via Basilicius, San Marino
Orari: dal 16 luglio al 17 settembre, tutti i giorni 8.00 – 20.00; dal 18 settembre al 2 ottobre, tutti i giorni 9.00 – 17.00. Ingresso libero
[exibart]
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