sabato 22 febbraio 2025

Oggetto, scultura, parola, disegno









oggetto scultura, parola, disegno 
LETIA - Letizia Cariello / Cuoghi Corsello / Vittorio Corsini / Maurizio Donzelli / Pietro Fortuna / Eugenio Giliberti / Vittorio Messina.

Mostra collettiva a cura di Lorenzo Bruni

Inaugurazione sabato 22 febbraio 2025 dalle ore 12,00 alle ore 20,00
22 febbraio - 30 aprile 2025 

La galleria Contemporary Cluster di Roma è lieta di annunciare la collettiva dal titolo “oggetto scultura, parola, disegno” a cura di Lorenzo Bruni, che si inaugura sabato 22 febbraio dalle ore 12,00 alle 20,00 con LETIA - Letizia Cariello / Cuoghi Corsello / Vittorio Corsini / Maurizio Donzelli / Pietro Fortuna / Eugenio Giliberti / Vittorio Messina. La mostra è caratterizzata dal dialogo fra quattro opere per artista, di cui alcune site specific e pensate specificatamente per l’occasione che permetteranno di indagare la libertà espressiva di ciascun artista e la loro necessità di praticare tutte le tecniche, dal disegno all’assemblaggio, dall’installazione alla pittura, con particolare attenzione all’oggetto/scultura. Al contempo, tale dialogo consentirà di individuare una certa tendenza dell’arte italiana nata, a partire dagli anni ’80, dal confronto/reazione alla cultura del post-moderno e sull’onda lunga della pittura figurativa espressionista diffusasi in quel periodo, ma anche rispetto alla successiva proposta neo-concettuale degli anni ‘90. Pertanto, come sottolinea il curatore Lorenzo Bruni: “la mostra punta a far convivere la metodologia di una personale con quella di una collettiva, una visione da assolo con quella corale, fino a far praticare allo spettatore la linea sottile tra attenzione alle opere recenti e quelle precedenti, tra il dare il giusto risalto ai singoli e personalissimi percorsi e far emergere similitudini contestuali; in sintesi tra una lettura storicistica, una legata all’attualità dello scenario contemporaneo fino al tentativo di un approccio tematico”. 

Oggetto scultura, parola, disegno è il titolo della collettiva a cura di Lorenzo Bruni che coinvolge sette artisti italiani che hanno in comune la loro costante necessità di confrontarsi, fin dagli anni ’80, con l'oggetto quotidiano, con la suggestione della parola, ma anche con il far emergere il dialogo tra lo spettatore e il mondo che lo circonda e lo ospita. I temi che emergono sono di conseguenza collegati all’indagine sulla scultura e l’anti-scultura per mezzo dei loro assemblaggi, volti a sensibilizzare lo spazio in cui vengono collocati, ma anche ad attivare una riflessione radicale sugli strumenti con cui noi spettatori interpretiamo, percepiamo, osserviamo e abitiamo lo spazio della nostra realtà comune. Vengono, pertanto, interessati anche i temi della narrazione poetica votata alla ri-attivazione di una capacità combinatoria/immaginifica, il ruolo dell’architettura, del disegnare e della pratica filosofica e introspettiva sull’essere. Infatti, un aspetto che ritorna in tutte e sette le ricerche degli artisti coinvolti è quella di far parlare e risuonare le cose e gli eventi al fine di ottenere una nuova forma di responsabilità dello sguardo da parte dell’osservatore dell’oggetto osservato, oltre che intrecciare il piano mentale con quello fisico, e il progetto con l’oggetto. Per rispondere a tale scopo, l’introduzione al percorso di mostra è affidato a sette lavori su carta e/o legati alla pratica del disegno che, disposti su una linea continua, collegano due pareti ad angolo evidenziando sia la dimensione corale del progetto, che l’attenzione alle scelte personali con cui viene messa in crisi la pratica del disegnare e del concepire il disegno come progetto o come presenza con cui espandere la sua definizione e ruolo. 

Le opere della mostra, a cura di Lorenzo Bruni, realizzate dagli artisti appositamente per l’occasione evidenziano, in dialogo con altri tre lavori di anni differenti,  la capacità evocativa di espandere il tempo a partire da oggetti quotidiani come ad esempio la “Porta d’oro” del 2025 di LETIA - Letizia Cariello – un sovra-porta di metallo recuperata e ri-animata per mezzo di una cucitura con un filo d’oro e poi posta nella sua altezza originaria come a sottintendere un corpo che la attraversa –, e il lavoro del 2025 di Pietro Fortuna, in cui elementi modernisti assemblati assieme sembrano contenere o essere destrutturati da un’arma da fuoco incastonata al loro interno e da tre mele appoggiate sopra. Al contempo, i codici della pittura astratta sono messi in crisi attraverso suggestioni poetiche come nei due quadri gemelli “Sopra il ritratto di una bella donna” del 2025 di Eugenio Giliberti, in cui ogni colore monocromo corrisponde ad una lettera in modo che il testo del canto leopardiano si nasconda e si presenti in una sua doppia traslazione matematico/coloristica; o anche nell’opera dal titolo “sul finire dell’occhio” di Vittorio Corsini, in cui il monocromo solipsistico di un colore pastello si espande oltre il confine per mezzo della luce di un led dello stesso colore, posto al limitare della della fine del quadro. In altri casi si ha la manifestazione di uno spazio di concentrazione con cui conoscere e analizzare il mondo: ad esempio nell’opera di Vittorio Messina dal titolo “Lo scranno di San Girolamo” del 2025 in cui una sensazione metafisica di attesa e di sospensione è materializzata da un tavolo di vetro poggiato su un tappeto rosso con delle sedie poste sopra che lo rendono impraticabile, con accanto una televisione muta e dei fogli sparsi sul pavimento; oppure come accade nel caso di Maurizio Donzelli che propone un tavolo da architetti, realizzato in cartone ondulato stabilendo così uno spazio adatto ad ospitare le sue opere dal titolo “Cartesio’s Drawings”, caratterizzate da variazioni e flussi di segni con cui rileggere le sue serie precedenti dei “Disegni Del Quasi”, o gli “Eccetera Drawings”. Infine, Cuoghi Corsello – coppia di artisti che da sempre lavora sul crossover tra discipline, sugli assemblaggi visivi e pittorici e i ready made anarchici –, presentano in quest’occasione un nuovo lavoro del 2025 della serie dei “mobili” in cui la realtà, la composizione e gli oggetti non vengono in questo caso trovati o composti, bensì creati con la creta su un tavolo di modernariato che andranno, seccandosi via via, a manifestare il tempo stesso della mostra.

La mostra con la ricerca proposta dagli artisti coinvolti – LETIA - Letizia Cariello / Cuoghi Corsello / Vittorio Corsini / Maurizio Donzelli / Pietro Fortuna / Eugenio Giliberti / Vittorio Messina –  sarà ulteriormente approfondita dal libro/catalogo che sarà pubblicato per l’occasione, che comprenderà le interviste ai singoli artisti e che, tenendo conto delle enormi differenze tra loro, partiranno da un punto fisso e comune, che può essere evocato con la prima domanda posta a tutti dal curatore Lorenzo Bruni: “Il tuo lavoro esplora da sempre il dialogo tra le cose come se puntassi a produrre una sorta di assemblaggio tra idee, pensieri, oggetti quotidiani disparati ed elementi della storia dell’arte altrettanto disparati senza prediligere una tecnica artistica sull’altra. Tale libertà, che ti sei concesso/a e conquistato/a con grande coerenza decennio dopo decennio del tuo lavoro, sembra che si fondi su un elemento costante: ovvero, la certezza che un oggetto possa, in certe circostanze, creare e produrre spazio (spazio mentale e fisico) come per esplorare una via alternativa al modello della scultura classica su piedistallo e con cui individuare un punto di incontro con l’attorno e la presenza dello spettatore. Cosa c’è di vero in questa mia analisi sul tuo lavoro degli ultimi anni e cosa ne pensi rispetto al lavoro nuovo che hai prodotto per questa mostra?”

Il curatore Lorenzo Bruni, nel parlare dell’atmosfera che si verrà a creare nella nuova galleria Contemporary Cluster per mezzo del dialogo tra i sette artisti coinvolti nella mostra, risponde che: “Penso ad una mostra densa di oggetti in quanto portatori di esperienze e che per questo trasformano lo spazio in cui sono inseriti. Una mostra che al primo impatto può apparire talmente piena da alterare il concetto di contemplazione dell’opera, di white cube e di linguaggi settoriali. Questa scelta penso che sia l’unica per rendere giustizia agli artisti in mostra che sono talmente diversi tra loro da costituire già singolarmente una moltitudine di suggestioni letterarie, scultoree, ambientali e storiche. Le loro opere per questo motivo sono il risultato di una stratificazione di suggestioni che è l’unico aspetto che li accomuna e da cui hanno cercato allo stesso modo di emanciparsi fin dagli anni ‘80 – in piena epoca post-moderna in cui imperava l’onda lunga della transavanguardia e all’alba di una nuova attenzione alle ricerche neo-concettuali in cui emerge solo l’aspetto razionalizzante dell’interpretazione del mondo - facendolo diventare un punto di partenza e non di arrivo di un discorso più ampio sull’essere.” 































 

-Inaugurazione-


Il ritorno a Creta seccata e la coloratura




































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