giovedì 10 aprile 2014

il museo dell'innocenza







è dall'inizio di questo millennio che desidero fare un museo con tutte le cose che ho salvato dalle nostre vite, famiglie e dall'immondizia.
Ho cominciato a "comporre" tutto  ancora a villa genziana nel 1992


anche i fiori che appassivano












Gli oggetti mi ordinavano di spostarli e di fargli fare comunella qui e la, ogni volta che spazzavo le grandi fabbriche dove abitavo, li ricomponevo creando nuove storie che si intrecciavano.
Non ho tutto, tante cose sono state lasciate da una fabbrica all'altra a volte con leggerezza e a volte a malincuore, ma niente è casuale, tutto quello che succede poi è la conseguenza di ogni scelta.
L'auto della Pantera Rosa, ad esempio, una Opel Cadet arancione esposta nella galleria d'arte moderna di Bologna (l'incidente della pantera rosa),


 è stata seppellita proprio sotto a Cime Tempestose ( la seconda fabbrica occupata) quando l'hanno rasa al suolo....
Passavo in bicicletta qualche anno fa e sorpresa, ma neanche tanto, sono stata di vedere che ora è sorta la pizzeria la Pantera Rosa!

La prima lettera che ho mandato per fare questo museo di tutti i cari oggetti che ancora ci sono rimasti è stata all' assessore alla cultura Deserti, ma non ho avuto risposta.
L'ultimo è stato Ronchi che ha detto di buttare via tutto, di fare un grande falò, la proposta era di regalare al comune l'ex tipografia chiamato da noi Bunker,


che il padre di Claudio a lui ha donato, di viverci finché moriamo e poi lasciarla come museo  di cose che appartengono al secolo scorso e un po' a questo, tradotte in composizioni artistiche, oltre gli oggetti trovati custoditi e amati  i  lavori fatti da noi o fatti fare dagli specialisti nel settore dell'idea avuta, o opere che abbiamo di bravissimi e famosi artisti nostri amici, insomma come fece Remo Brindisi a Lido di Spina, dove ancora è possibile visitare la sua splendida casa museo.

Ma arriviamo ad oggi pomeriggio.

Ero andata dal fotografo in bicicletta con il cappello blù  preferito allacciato alla borsetta, tornata a casa per fare entrare la Gina che era rimasta paurosa nel giardino, riparto per andare ad ascoltare Orhan Pamuk in s. Lucia, al semaforo mi sono accorta che avevo perduto il cappello, faccio un giro per cercarlo: casa fotografo, casa  semaforo...niente, altro tentativo e vicino all'immondizia vedo un canestro della fiat della stessa stoffa e disegno dei teli fiat che uso per coprire le copiose scatole di casa nostra, mi avvicino per empatia sperando scioccamente che qualcuno abbia appoggiato il cappello li dentro, lo raggiro con la bici, ovviamente non c'era nulla...ma alla sua sinistra sotto il sole sul muretto splendeva il cappello, qualcuno lo aveva appoggiato li, ma non si sarebbe mai vesto dalla strada.
Che strano ritardo, pensavo.
Arrivata 20 minuti dopo l'orario della conferenza, mi sorprendo felice che lo scrittore parla proprio di un museo degli oggetti quotidiani come quelli che ho raccolto io, delle persone, dell'umanità, dei complessi repentini  cambiamenti del secolo scorso, dai quali non riesco a separarmene ma che mi fanno vivere in poco spazio e mi legano al passato.

Pamuk ha avuto proprio una bella idea, anche se è diverso dal mio ipotetico progetto, lui li ha divisi nei capitoli del suo libro che porta lo stesso nome del museo,


 composti in bacheche proprio come delle composizioni artistiche, oltre a quelli che da sempre collezionava. a volte per figurare meglio il capitolo ne ha fatti fare da artisti, o cercati dai rigattieri,


Nel museo c'è un buco dal quale i 4 piani si possono vedere all'unisono, come il tempo diviso in atomi che si vede tutto intero.

Sono contentissima, ora i nostri oggetti sono molto più leggeri nel mio cuore e il cestino con la vetrata rotta che da poco ho buttato nell'immondizia e di notte sono tornata a riprendere lo ricomporrò, come le vetrate tiffany e se potrò invece del rame ci metterò l'oro tra una parte e l'altra, come fanno i giapponesi con i vasi rotti quando li rincollano, per dargli il valore aggiunto  dell' esperienza.




grazie Pamuk, viva il Bosforo







          aula Absidale S.Lucia


  Gli hanno fatto molte domande, erano belli lui e Umberto Eco


                                                 ciao Roberto Pinto!


Ha detto una cosa interessantissima a risposta di Roberto, che gli artisti sono vicini alla letteratura nel dipingere le lettere ... avrò capito bene?!



                                                   suf Istanbul 2008