martedì 25 dicembre 2018

OSSERVATORI



Osservatori
Il titolo - e insieme il progetto stesso - gioca proprio sulla doppia valenza dell’interpretazione del termine plurale Osservatori che consente di sovrapporre due significati complementari.
Osservatori sono coloro che osservano, coloro che hanno la capacità di cogliere elementi che normalmente sfuggono allo sguardo. E gli artisti sono certamente osservatori, sempre, e la loro attenzione, la loro capacità di cogliere elementi sottili e di elaborarli può risultare rivolta verso l’esterno, e coinvolgere, includere il mondo; oppure verso l’interno, e dare vita a una ricerca intima, privata, introspettiva. Osservatori sono pure luoghi o edifici opportunamente collocati. In questa definizione rientrano tutte le emergenze architettoniche, naturalistiche e paesaggistiche che costellano la topografia dell'area che verrà investita dal progetto.
Gli artisti invitati a partecipare al progetto rispondono pienamente alla vocazione di Osservatori, con la particolarità di attuare nel proprio lavoro questo esercizio di osservazione in una forma particolare, privilegiando modalità operative che li portano a stabilire un rapporto di dialogo con il pubblico e con il contesto in cui si trovano ad agire.




La mostra Osservatori è avvenuta nella campagna di Noto, sulle colline, nei prati di un vecchio convento ristrutturato da Photology per farne stupendi appartamenti di vacanza e una strepitosa galleria a cielo aperto: Tenuta Busulmone.














Gino Gianuizzi è stato chiamato a curare questa mostra, assieme ad Alessandra Bury.
Siamo andati in primavera a vedere il luogo per farci ispirare, l'erba era alta e verde, quello che sarebbe diventato grano, in questo contorno all'aperto dovevamo pensare ad Osservare, o meglio pensare agli Osservatori...

Per me che son della pianura padana è sorprendente come qui in Sicilia abbiano lasciato gli alberi qua e la troneggiare tra i raccolti, dove si può prendere il fresco e gli insetti abitarvici disturbando di meno i raccolti, un equilibrio per la naturale felicità dell'esistenza.
Meno prodotto più armonia.
Quando ero bambina negli anni 70 c'erano molti meno alberi di adesso, per fortuna nel tempo si è ripreso a piantarne, nel paese dove abitavo di 300 abitanti: un incrocio di una strada provinciale dalla quale partiva un ramo che arrivava a S. Croce passando da casa mia e dalla Pandaina, un amorevole ruscelletto, o meglio canaletto, erano rarissimi gli alberi, così che essendo sempre con tanti bambini nei giorni estivi di libertà, li portavo sotto di essi e inventavo per ognuno una favola.

Il tema dell'osservatore ci è piaciuto e il soggiorno con Alessandra molto gradevole.

Alessandra sostiene che si nota molto che noi abbiamo visto e vissuto  il luogo dai lavori che abbiamo progettato.
Nella lunga passeggiata intorno al podere la prima volta fatta tra l'erba, ancora non definito il sentiero e moltissimi fiori , mi ha ispirata un rudere al confine, dove la finestra sembrava un occhio osservante, c'era una forte energia e dietro spiccava quello che ci venne detto essere il  monte dell'acqua.




















"La Buri" raccoglieva anche  la poca immondizia nel territorio mentre ci accompagnava.















Ci vedevo un arco sopracciliare formato da chiodi lunghi arrugginiti, come quelli delle travi e attaccati lunghissimi nastrini come ciglia lacrime torrenziali.




La coppia di facce che si vedevano in molte vetrine di Noto: i Mori,



 mi hanno fatto pensare ad una composizione creata a  Cime Tempestose, formata da un tubo arrugginito con sopra la testa di una bambola,


ecco mi vedevo due tubi molto grandi con sopra due pietre con delle facce scolpite, ma non tanto, qualche colpo su pietre nelle quali vedevamo già un viso.

Con Alessandra siamo andati a vedere lo sfasciacarrozze dove per un artista sceglieva le macchine in disuso da utilizzare, qui non c'erano i tubi immaginati e i chiodi,










ci hanno indicato un'altro luogo...magnifiche possibilità.
Quanti quadrupedi vedevamo tra queste bellissime forme.






 ci siamo lasciati con un mazzolino di fiori che Alessandra portava ad una famiglia, soli siamo andati su monte che non era dell'acqua, era stato incendiato dolosamente  l'anno prima e ancora c'erano le tracce, ma la cosa più raccapricciante è stato il cadavere sulla cima, mi sono molto spaventata.










































Il terzo lavoro che mi è venuto in mente poi a casa, era un segnale stradale che indicasse il cielo e la terra con il nostro nome, come senso unico ubiquo in cielo e in terra.
Spensieratamente poi ho pensato a quelle che chiamai svastichelle, di tondino di ferro,  come dei fiori da disseminare.






Questi vari progetti volevano essere come un REBUS .













Quando siamo tornati per  montarli, erano tutti indaffaratissimi, Gino doveva ancora arrivare, i muratori stavano finendo il restauro del monastero e la messa a punto di mille altre cose come l'opera di Pancrazi, gli elettricisti tutti impegnati e anche il fabbro impegnatissimo per questo luogo.

Con Alessandra, che faceva mille cose, siamo tornati dal ferravecchio,  trovato tutto, i tondini e i chiodi storti e lunghi per le svastichelle, dei cunei per casseformi erano adattissimi per la corona, il tubo flauto per reggere l'insegna, due quadrupedi piccolini e segnati i tubi desiderati per gli osservatori.











L' insegna non era pronta mentre eravamo li.


Alessandra ci ha portato in una cava a scegliere le pietre per gli Osservatori, che posto fantastico, ad un certo punto ho visto una pietra triangolare, era come luminosa, poi abbiamo scelto altre due teste una io e una Claudio, in fretta perché stava chiudendo, ma siamo stati lesti.












Che godimento scolpire la pietra, ho iniziato quella luminosa, ma un viso figurativo ho scavato, con chiodi, cacciaviti, ogni cosa che trovavo dai muratori, il viso mentre rientrava nella pietra cambiava sempre, è più come dipingere che modellare, scalpellare.























































La maggior parte del tempo l' ho dedicato a questa scultura, tanto che Claudio e Alessandra mi hanno portato la domenica il cibo li.
La ricordo ancora quella calda domenica dove tutto taceva e il sole era tale da creare come un vento insolito intorno.
Proprio l'apoteosi della Sicilia.






















Dentro le stanze del convento si stava molto bene, davano un senso di freschezza e immortalità anche se il cielo era palpabile, ma nel perimetro di quelle mura era oleografico.
Qui abbiamo anche visionato dei montaggi fatti a casa, risuonava bene la musica dal computer in questi luoghi e anche le immagini sembravano adatte, sorelle al luogo, tanto che Photology ci ha chiesto di presentarlo li ad agosto, ma a spese nostre l'aereo.












Siamo riusciti quasi all'ultimo rubare una mattina, anzi meno, al fabbro, siamo arrivati nella sua officina e ha modellato in due secondi la grande struttura di quello che chiamavamo corona, ma era l'arco sopracciliare dell'occhio con il quale  volevamo suggestionare ad  attenzione sacrale, dopo io e Claudio abbiamo attaccato i cunei a cerchio, erano giusti 44,  4 più 4 otto il numero divino femminile per eccellenza.









Alla fine il fabbro ci ha fatto volante una perfetta svastichella, ma con i suoi tondini perfetti, diceva che i nostri presi dal ferravecchio non erano saldabili così che le svastichelle con i bei chiodi arrugginiti non le abbiamo fatte.
Lo abbiamo aspettato scolpendo nel tempo dopo.








è successo che un giorno che ero a Noto
dopo aver girellato guardando il teatro e scoperto che fa proprio al caso nostro per un progetto...








































 ho perso il dado magico, è rotolato giù nei bassi fondi dove volevo andare per scorciatoia e curiosità nel tornare a casa a piedi, lasciando Claudio davanti a delle scale, ho ripercorso il tragitto, che correva parallelo a tante stradine che scendevano in basso lungo il fiume dove il dado poteva esserci calato, le persone mi chiedevano e non si spaventavano, cosa cercassi, i bambini mi aiutavano qua e la e prendevano in giro.
Ho visto le persone e le case costruite in modo anomalo con ingegnosità e parsimonia, eccentricità e argonomia, ho avuto come una scintilla, che ora mi spiace non essere nella vena per poter esprimere al meglio, ma come se avessi toccato con mano, che il dado mi ha portata a capire, che è da queste terre da questa promiscuità da questa ricerca di ricchezza incerta che nascono delle forze vitali, che porgono attenzione le forze vitali, cercavo il dado in una pozzanghera nera, i numeri me lo dicevano che lo trovavo li, quando un  bambino me lo ha portato trovandolo sotto ad un'auto poco più avanti, la conferma che nelle pozze nere troviamo la vita, è sempre stato così.























Poi la Bury ci è venuta a prendere.




Abbiamo dipinto gli occhi degli osservatori con acrilici trovati in un negozio di giocattoli.





Ci hanno aiutati i muratori ad issare la corona, è stato emozionante per tutti noi.
Era bellissima anche se nel trasporto il fabbro ha rotto un cuneo così che ho strappato il suo speculare, 42 cunei.
Dopo aver fatto togliere all'inizio delle erbe con parsimonia abbiamo proceduto.






























































Una rosa prima di andare via .

E una rosa ho ritrovato quando sono tornata a fare le foto...
Non siamo tornati per l'inaugurazione dato che eravamo a presentare il video a palazzo Re Enzo lo stesso giorno.
Ci hanno pensato Gino e la Bury a finire le nostre opere, e sono stati un poco troppo parchi di foto,
eravamo assai curiosi di come erano venuti,  gli osservatori e l'insegna.

Claudio non ha potuto esserci perché sconsigliato dai medici essendosi operato un giorno prima della mia partenza all'occhio sinistro: nuovo cristallino.

Sono andata sola a fare le foto,  era maestoso il passaggio, ogni giorno arrivava un tempo morale, ma purtroppo emozionata di fotografare il cielo scuro con davanti il sole che illuminava le sculture disseminate ho ritardato a tornare, ancora ancora dicevo dentro di me, finché è arrivata una tempesta che mi ha sbattuta perterra sulla ghiaia, ho cercato di proteggere la macchina fotografica dalla pioggia torrenziale, mi sono rialzata e sono corsa sotto una tettoia ahimè bucata, proteggevo come potevo la macchina, togliendo la batteria, quando la pioggia è diminuita sono andata sotto nella casa.
L'I Phone con il vetro rotto, la macchina si è ripresa e il teleobiettivo va ma non gira, devo ancora farli aggiustare.
I prodotti che ho usato per curarmi mi hanno procurato un'allergia ai piedi e alle mani che ho ancora, ho provato molti prodotti e ogni volta peggioravo, finché non mi sono data più nulla e le mani stanno meglio, ma i piedi...poverini, anche le gambe e le ginocchia un poco.
Intollerante alla muchina , al bialcol e a tuto il resto che mi sono data.
Ho salutato questo sito con un bagno in piscina mentre arrivava l'ultimo temporale, grazie.































































































































Una bellissima mostra che temo non abbiano visto in molti.

Quando è finita avevo chiesto ad Alessandra di lasciare la corona se Photology acconsentiva, ma nella confusione del disallestimento se ne è scordata.

Ci sono rimasta così stupefatta che non ho ancora avuto il coraggio di prendere una decisione.

Ringrazio tantissimo Alessandra per tutto quello che ha fatto per noi nei giorni che siamo stati nella terra dell'oro.


 Artisti: Stefano Boccalini (Milano, Italy, 1963), Angelo Candiano (Modica, Italy, 1962), Cuoghi e Corsello (Bologna, Italy, 1986), Ilkka Halso (Orimattila, Finland, 1965), Giuseppe Lana (Catania, Italy, 1979), Domenico Mangano & Marieke van Rooy (Palermo, Italy, 1976 - Weert, Nederland, 1974), Luca Pancrazzi (Figline Valdarno, Italy, 1961), Paolo Parisi (Catania, Italy, 1965), Pettena e Pace (Bolzano, Italy, 1940 - Chieti, Italy, 1977), Luca Vitone (Genova, Italy, 1964), Wolfgang Weileder (Munich, Germany, 1965).































Questa mostra Osservatori è stata una grande risorsa per il nostro spirito.
Non vedo l'ora di tornare in quelle terre, grazie ad Alessandra e a Gino di averci voluti e a Photology di averci accolti.

19 giugno | 23 settembre 2018
Tenuta Busulmone
Noto (Sr)
PHOTOLOGY AIR
Utopia of ruins
Photology, che già dal 2012 ha intrapreso un’intensa attività di diffusione delle arti fotografiche nel territorio siciliano di sud-est, è orgogliosa di presentare Photology AIR (Art In Ruins). Si tratta di un progetto di assoluta rilevanza artistico-culturale ospitato nei trenta ettari di Tenuta Busulmone nella campagna netina, in particolare nelle rovine senza copertura del convento ottocentesco ristrutturato per l’occasione. L’antico rudere e la zona collinare circostante si configurano come location innovative per una serie di proposte che, anno dopo anno, metteranno in contatto arte, cinema, territorio, cultura ecosostenibile e tradizione agroalimentare siciliana.
Dopo una meticolosa fase progettuale e una rispettosa ristrutturazione, l’apertura di Photology AIR è prevista per il 16 e il 17 giugno 2018 con due giornate ad inviti nelle quali verranno inaugurate e presentate le varie attività, con visite guidate esclusive insieme agli artisti e ai curatori. Gli eventi si susseguiranno per tutta la stagione estiva in varie sezioni: EXHIBITIONS esposizioni di opere di fotoartisti internazionali allestite in esterno in un percorso tra le rovine del convento; ART TRAIL un percorso artistico all’interno dei 30 ettari di campagna mediterranea, scenario ideale per una serie di passeggiate guidate nella natura alla scoperta delle installazioni di autori internazionali che ogni anno verranno invitati in residenza a creare opere più o meno permanenti in dialogo con l’ambiente. Per gli amanti del cinema è prevista ART FILM FESTIVAL, una rassegna di film all’aperto con contenuti esclusivamente legati al mondo dell’arte. Non mancherà, inoltre, un progetto di didattica ART FOR KIDS dedicato ai più piccoli. Lo spazio Photology AIR comprenderà una zona accoglienza con bookshop, relax area e wine tasting.

PHOTOLOGY AIR
Perché Noto
Noto è un piccolo gioiello dell’arte e della cultura siciliana, uno splendido esempio di architettura barocca di fine settecento che domina la valle del fiume Asinaro con vista su mar ionio a est e mediterraneo a sud.
Il suo centro storico è stato dichiarato nel 2002 Patrimonio dell’Umanità da parte dell’ UNESCO insieme con le altre città tardo barocche della Val di Noto. Dopo la ricostruzione in seguito al terremoto del 1693, Noto è divenuta una delle più visitate città d'arte del nostro paese, meta di un turismo italiano e internazionale sempre crescente. Recenti dati statistici raccolti dal Centro Studi Turistici di Firenze confermano per Noto un incremento medio annuo di visitatori intorno al 5% dal 2010, crescita che riguarda soprattutto ospiti internazionali.
Tutta la Val di Noto è oggi meta esclusiva non solo per il patrimonio artisticoculturale ma anche per le eccellenze enogastronomiche fondate sulla tradizione vinicola e alimentare.
Le località turistiche della zona sono la ciliegina sulla torta: le spiagge della riserva naturale di Vendicari, i laghetti di cava grande, la zona archeologica di Pantalica, la Villa romana del Tellaro, Marzamemi e Noto antica.