lunedì 21 novembre 2016

Ailanto, padiglione Tineo


AILANTO PADIGLIONE TINEO

Dalla biblioteca Poletti di Modena,
la mostra Ailanto
è approdata a Palermo dal 16 di ottobre alle 17 fino al 2 di novembre.




L'immagine dell'invito è stata creata nel 2007 per la personale: 
Il ritorno di Federico Secondo,a cura di Marta Iorio, Palab, Palermo.
Alle due precedenti sovrapposte esposizioni ne è stata aggiunta 
una terza: l'astronave di Dado.

In questa mostra abbiamo ampliato il discorso precedente instaurando ancora un maggior sentire tra lettere stili "mondi" e natura.

Abbiamo avuto il coraggio di mettere in mostra i bozzetti per costruire i nostri nomi che dal 2001 si sono modificati negli anni, con un primordiale amore verso la sintesi, verso il trow-up.

Per far sentire il tempo del nostro lavoro abbiamo cambiato alcuni starter delle eleganti grandi vetrine così che il tubo al neon tremasse e rumoreggiasse accompagnato dai non sempre acquietanti suoni dell'orto Botanico, infatti tra i suoi organi sembrava di vivere all'interno di una giungla, climi diversi, indigeni e surreali uccelli, zanzare ancora attive dopo il giorno dei morti hanno fatto una copiosa merenda sulle nostre braccia, mentre anche noi pasteggiavamo su una panchina nei pressi di giunchi e canneti.


Le persone quando entravano credevano fossero rotte, le vetrine.

Un'atmosfera rarefatta dal buio anche se le vetrine erano per la maggior parte sature.

Entrando si veniva colpiti dal mal funzionamento, mentre invece la scala al centro sulla destra portava al secondo piano rigorosamente illuminato dove Dado ha installato i suoi preziosi bozzetti, foto e spiegazioni teoriche sul writing e il conformarsi delle lettere e degli stili nel tempo.
Lo ha risolto con didattica facendo l'occhiolino alle nostre composizioni, creando poesia tra le locuzioni.
L'arte emerge da ogni sua tavola e bozzetto, da ogni spiegazione e verdetto.














































Vi invito a leggere il libro appena pubblicato da Dado per capire le sue teorie:
LO STILE SECONDO DADO, 
peccato ho scoperto ora che ha un nuovo titolo:


Nel centro dell'ampio spazio creato come un mobile vetrina per essere adorato, per dare spiegazioni, per proteggere ogni reperto, ogni cavia, ogni reliquia, ogni tesoro, si poteva abbracciare con lo sguardo l'anello superiore luminoso con i bozzetti di Dado e sotto impazzire un poco dal balugino dei neon rotti che si specchiavano da una vetrina all'altra creando imbarazzo, confusione e nello stesso tempo pace, come quella che si trova nelle grandi dimore dopo pranzo d'estate, quando i grandi vanno a fare il "pasa cor" e i bambini rimangono immersi nella magia della luce che entra dagli spiragli-stipiti delle grandi finestre, illuminando polvere parassiti insetti alito e vento, ma niente si muove e il silenzio è combattuto dai piccoli rumori accentuati dal caldo che fa da paracadute ai suoni.

Così i rumori della luce che non funzionava si ripetevano amplificati dal vuoto custodito dal legno all'interno delle vetrine dandosi eco con qualche uccello che passava o era lontano e gridava.

Abbiamo fatto bene a fare arrivare il Dio Pan dalla galleria Guido Costa Projects di Torino, un dipinto del 2002, mai esposto,
opera incomprensibile fino a che non ha preso posto di misura nella bacheca più grande.



Era opposto-davanti alla porta a prendere il riflesso della esterna natura.


Nel centro sulla sinistra si godeva di una proiezione con casuali immagini scelte per la mostra, migliaia nel tempo.




Guardando l'uscita, a destra c'erano le prime due bacheche divise da uno spazio nero.






A sinistra i bozzetti di SUF! nel tempo con il neon SUF! in basso, qui la luce si alternava vibrando, ma il rosso arancio del gas neon lo faceva sempre rimanere vivo.








A destra i bozzetti di CK8, la vetrina era illuminata stabilmente.














A terra il neon CK8 con Argon (un gas azzurro),


 è esalato dopo l'inaugurazione, mi era caduto tempo dietro, il neonista lo ha aggiustato, ha proprio "ricucito" il pezzo di vetro e introdotto di nuovo il gas, presumiamo che a causa di una microfratturazione rimasta se ne è piano piano fuoriuscito.
Penso che la verità sia che non poteva essere azzurro in questo contesto (per un errore Suf! femminile che doveva essere azzurra-argon era arancione e rossa con gas neon e CK8 maschile sarebbe stato meglio lui arancione-rosso) così che è diventato bianco trasparente non luminoso, così che gli si confà per la sua parte maschile, la trasparenza, il bianco che racchiude tutti i colori come le nuvole bianche dell'autunno, dei polmoni, della malinconia, della nostalgia, di quando è nato Claudio, di un parte poco esaminata dell'essere maschili.
Tanto il neon non compromesso in questo caso dal diverso starter gli dava luce e tutto tornava ad essere "giusto".


Alla bacheca aperta consecutivamente alle vetrine c'erano due libri sulle piante dell'orto aperte nelle pagine sulla' ailanto, poi sulla successiva bacheca chiusa, che era la prima nella parete a fianco, illuminata dal neon, due disegni:
Dio Lodato ("Dio lodato per questa chanche che m'ha dato": frase di una canzone di Joe Cassano, quanti piccoli-grandi uomini hanno intrapreso la strada dell'arte grazie alle discipline hip hop).




Alla sua destra un bozzetto fatto di sterpaglie alberi ecc...il giardino della FIAT durante la sua distruzione che volevo usare per fare il vecchione da bruciare per capodanno a Bologna a forma di creatura "PANesca".
Seguiva una vetrina "guasta"(tubo neon tremolantissimo) con reliquie:





Borsetta tempi FIAT di Emily Strange, lei che ho visto quando da tanto volevo dare forma ad una nuova creatura e ne era simile così che la creatura è diventata l'umile Suf!


Dentro spuntava il catalogo della mostra ed un invito.
Sotto gli anfibi verdi degli anni a cavallo tra gli ottanta e i novanta, gli stivaletti inconfondibili di Pea Brain.

A destra il cappello di CK8.
In mezzo la sottoveste stampata con la serigrafia della firma nel bagno del LINK quando abbiamo fatto i paesaggi alla sua apertura nel 1994.

Più tardi sotto il cappello ho messo una foto della bocca di Anima, di Cime Tempestose, il passaggio che ha alitato dentro di noi senza dipingere.







Il video centrale separava questa vetrina



da quella sempre guasta ma più viva con "periferia asociale", serigrafia del 2014,verde su nero lucido.


Qui il neon ogni tanto folgorava la vista e poi taceva di nuovo tremando sommesso.
Ai suoi piedi un trittico ritrovato guardando migliaia di disegni nei nostri archivi.



Un bozzetto di Dado del 1991 credo, un disegno in mezzo di Pea Brain che lo copia, il terzo ancora di P. Brain che da qui si lancia verso le trasformazioni.



Le Trasformazioni: come la serie esposta alla biblioteca Poletti sul velluto rosso, o le lettere del LINK sulla facciata.

Una vetrina bassa accanto a questa,


orizzontale come quella di Dio Lodato, ho preso le carte avanzate della mostra 26 nella galleria Guido Costa projects a Torino nel 2012, quelle con le quali abbiamo tenuto un corso nel liceo di Bolzano prevedendo il futuro e soprattutto i talenti degli studenti.
Ne abbiamo tirate una a sorte per significare i nostri ruoli.





Claudio: l'immagine di un quadretto ad olio del 2002, l'ispirazione di Suf! dalla natura attraverso il gattino Collo, io: il N.26, l'uccello che si gira nel passato e che indicherà la strada, Fulvio: Nonno Degrado! La direttrice: Verso, la carta del compleanno della Sala Borsa, raffigurante un gesto dell'antica danza Atlantidea che significa andare Verso uno scopo Verso una direzione etica sociale, una missione.
Dado: l'uovo con i piedi!
Quando siamo tornati io e Claudio a smontare la mostra è stato incredibile, abbiamo pescato le stesse carte io e lui e quella per " la mostra in generale" Verso, la carta della direttrice, non poteva essere pronostico migliore.


Avevo trovato antichi collages nel perlustrare disegni, quasi come se fossero loro a voler venire, dietro la lettura di carte è andata Ombra, senza testa, davanti ad una noce di cocco che ben si ambienta nella cornice dell'orto e che non puoi non pensare a Conrad...anche il Dio Pan e le statuine che vedremo dopo lo ricordano, e il gatto Collo con il vestito da sposa e il ramo secco di palma....tutta la parte sotto della mostra.

Al fianco in basso non ho resistito a mettere una poltrona in negativo con fanciulla piccina e un quadro di Dado a decorar la stanza, sempre antichi colages.


Nella bacheca dopo un collages molto pazzo, con due disegni dipinti altrettanto insoliti, è cambiata diverse volte questa composizione, piaceva a Dado a Fulvio e a Claudio quando c'era in mezzo il MAC con sopra gli occhiali,


ma poi li ho tolti e sono rimasti il bambino americano i frutti e foglie dell'orto, il pezzo di stoffa con la stampa in giallo MAZZINI OLD BASTARDS, (la nostra crew) e ... ho pasticciato senza temere di sprecare, anzi, gli ho dato adito completo, hanno raccontato una storia che devo ancora intendere completamente.
















Accanto  c'erano le bacheche delle fotocopie, tante con spillini leggeri che con il passare del tempo hanno ceduto e la nostra risposta è stata: cadranno come le foglie.

























Una cernita tra tante fotocopie che sempre abbiamo usato e riusato e sperimentato approfittando della generosità del padre di Claudio (aveva in ufficio la fotocopiatrice).
Un grande collages ordinato di collages fotografici e disegni, un racconto che si legge in tanti percorsi, del passato che ha arricchito il futuro del futuro che ha garantito il passato, così che sotto non potevo che mettere la cera che si modella da sola in casa con le grandi candele, è cera di questi mesi, del nostro presente trascorso che è dato dal passato trascorso e che è tutto sciolto.

Queste vetrine tremavano quasi ballando, con ritmo armonioso.

Dopo di loro centrale il DIO PAN, con la vetrina chiusa riflettente la luce dell'esterno davanti e quella di Suf! al neon e di lucine delle altre vetrine, tutto era buio e rifletteva altro, niente che si potesse bene guardare, fermare, sentendo il sacro.



Mi hanno preparato un panetto grande di creta, all'inizio abbiamo installato questo, dei ritagli di foto, dei pezzi di piante secche dell'orto e i due neon a terra alla sinistra del video circa, ma poi abbiamo cambiato e nulla più a terra, una mostra complessa che è andata avanti fin che siamo ripartiti ad essere montata e cambiata, non bastavano quei due giorni prima dell'inaugurazione.



Stava meglio con nulla a terra, ma mi piaceva che le cose si capissero man mano e come erano alla fine più vicine al primo progetto da lontano.

Ho modellato la terra all'imbrunire del penultimo giorno



e l'ultimo giorno della nostra prima permanenza, come un animale dell'orto, ormai integrata, come Lulù, il cane selvatico che hanno adottato nell'orto e vive li ed è diventata nostra amica.


La creta che si trova qui è gialla verdastra, molto più malleabile della nostra grigia, in poche ore l'ho modellato per intero il grande panetto.


Le statuine le abbiamo messe davanti a Pan.







A destra del Dio Pan due vetrine con i disegni-bozzetto più immedesimati con lo spirito della natura, dove passano i demoni con facilità e le virtù delle lettere diventano occhi per esseri molesti.

Infatti tra una e l'altra c'era il vestito di Trilly, che aveva preso il posto dell'Appeso in Ailanto a Modena.






























Quando la direttrice della biblioteca Poletti di Modena mi ha buttato via il palloncino di Masha e Orso regalatomi dalla sorella Eleonora perché si era sgonfiato, per scusarsi mi ha costruito e regalato il campanellino di Trilly dentro ad un sasso, ho molto apprezzato e l'ho installato accanto a rami di ailanto potati sotto l'abito azzurro con le lampadine luminose.




Ma ho preteso anche mi ricomprasse il grande palloncino, che per qualche giorno è rimasto in mostra installato con la creta ecc...


Poi si voltava ancora l'angolo, la scala era in mezzo alle prossime due vetrine.




Quella di sinistra aveva un quadretto ad olio eseguito da me, ritrae l'Olandesina con fiori accanto,




 in basso c'era una composizione di cose dell'orto che ho cambiato all'ultimo giorno, ho messo un ramo della gara di bonsai tenutasi contemporaneamente al giorno della conferenza di Ailanto,


su una foglia ritenuta preziosa fin dall'inizio era posato un ritaglio antico di una bambola, i primi giorni era a terra vicino a Masha; era all'ombra se c'era solo la luce proveniente da un faretto alle spalle che illuminava di sbieco il quadro, era alla luce quando il neon rotto si riprendeva ogni tot tempo.




A destra un olio dipinto da Claudio: Nonno Degrado.







TPER di Bologna (l'azienda degli autobus servizio pubblico) aveva approvato il progetto di dipingere due autobus uno con Bologna e l'altro con Degrado, ma prima della loro uscita si sono tirati indietro facendo uscire solo Bologna, così che per accontentarci ci hanno fatto giocare nell'ampio deposito spostandoci i due autobus Bologna Degrado a nostro piacimento, ho fatto un servizio fotografico con Claudio interprete di Nonno Degrado, il vecchio cattivo che scrive Degrado sui muri e nella realtà non virtuale anche sugli autobus!
Quando la corniciaia ce lo ha dato con il cellophane abbiamo ritenuto opportuno lasciarlo come il divano mezzo incelofanato dei vecchi.


Sotto una corteccia di ippocastano, il catalogo della mostra "Street Art" con un "intossicazione",



a destra lo zainetto di Nonno Degrado che vendevano nel bookshop di Palazzo Pepoli a Bologna.


Siamo passati sotto la scala per venire in questa vetrina, dove la luce era sia con il neon normale che con un faretto con una luce allungata tanto da illuminare un poco anche la vetrina a destra girato l'angolo, la prima che ho composto.



Il tubo al neon annaspava molto ed erano di più le tenebre.




C'era un vestito da sposa antico con una "foglia" di palma secca che sembrava un pesce, era molto subacquea questa vetrina,


a terra delle foto di quadri ad olio del 2001, ispirazione natura tramite Collo,



a destra proprio lui, Collo tassidermato in posa come un leoncino.


Sulla destra di fianco la scala pendeva il grande ritratto su lenzuolo di Collo,




 separava casualmente dalla zona luci e depliant dalla mostra e anche i custodi quando si sedevano, 


sembrava fatto quasi apposta per dare più intimità alla mostra.
Si potevano vedere da molti punti insieme i gatti.





Passando davanti al quadro ci si trovava alla porta di entrata di nuovo.

Il sabato 17 c'è stata la conferenza e ci ha stupito l'interessamento e la partecipazione di questi importanti studiosi.












Alla mostra sono venuti botanici studiosi universitari...tutti del versante delle scienze, dell'arte nessuno quasi!










Vivere così tanto tempo in un posto simile mi ha dato una grande forza e sono cambiata come si cambia prendendo il sole, ma spero che mi rimanga per sempre il segno.


L'intervista su ATPdiary

Siamo ammirati dal coraggio del curatore Fulvio Kimento a suggerire  solo le foto di preparazione delle sculturine come immagini per l'intervista, ottenendo il sapore di AILANTO.

Palermo ci ha dato tanto.


Lulù





L'orto botanico in tempesta



L'Ailanto più antico di Palermo, suo nonno è arrivato a Padova tanto tempo fa.











Monica Monica monicaaaaa ...sentivo chiamare mentre giocavo già il primo giorno nell'orto e mi sono detta che bello sentirsi chiamare, da quanto non mi chiamano, che fortunata quella Monica... per scoprire dopo tanto che ero io ero proprio io ad essere chiamata da questa bambina.




















IL Tardis 






Questa struttura antica è stata fatta installare in pochi giorni, molto tempo fa, da un direttore dell'orto come intralcio storico onde evitare il passaggio di una strada asfaltata in mezzo all'orto.










Il retro del grande quadro di Collo. Ciao Collo!


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